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Tennis: Sara Errani ‘non negativa’ all’antidoping, squalificata per 2 mesi

La 30enne campionessa italiana Sara Errani è stata riscontrata ‘non negativa’ a un controllo antidoping di inizio anno e squalificata per 2 mesi. In una memoria difensiva ha scritto: “Sono molto arrabbiata ma allo stesso tempo in pace con la mia coscienza. Tutta colpa si un medicinale che mia madre assume giornalmente dal 2012 a scopo terapeutico, in seguito a un intervento chirurgico subito per un tumore al seno, ed è quindi presente fra le mura domestiche”.
A cura di Alessio Pediglieri
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Sara Errani squalificata per 2 mesi perché trovata positiva al letrozolo, un ormone che figura tra le sostanze messe all'indice dalla Wada. E' questa la decisione della Federazione internazionale di tennis, che dal suo sito annuncia la sospensione della tennista romagnola a partire dal 3 agosto e potrà tornare in campo il 3 ottobre. Tra le conseguenze disciplinari c'è anche la cancellazione dei risultati conquistati tra il 16 febbraio (data della raccolta dei campioni) e il 7 giugno, con relativa perdita dei punti nella classifica e dei premi vinti.

Un Tribunale Indipendente nominato ai sensi del Programma Antidoping 2017 – si legge nel comunicato dell'ITF – , ha rilevato che Sara Errani ha commesso una violazione del codice antidoping ai sensi dell'articolo 2.1 del Programma e, di conseguenza, le ha tolto i risultati conseguiti e imposto un periodo di squalifica due mesi, a partire dal 3 agosto 2017.

Questa volta non è un match da giocare e vincere contro la classica avversaria al di là della rete per conquistare punti in classifica generale o vincere trofei. Questa volta per Sara Errani si tratta di una partita più importante di sempre, dove in palio c'è la propria reputazione, i sacrifici di una vita, l'intera vita professionale e personale. Sara Errani sta conducendo la sua battaglia al doping, dopo essere stata trovata positiva a uno stimolatore ormonale normalmente usato per i carcinomi al seno.

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Un profilo basso, silenzioso, lontano dai riflettori della critica e dell'opinione pubblica. Una lunga battaglia che la tennista italiana sta portando avanti nell'ombra ma con determinazione. Il problema è di qualche tempo fa, in un controllo antidoping risalente ai primi mesi dell’anno. Il risultato? "non negativa", una sentenza che ha accertato un caso di doping che la Federtennis internazionale alla fine di un lungo iter, sta per rendere pubblico.

Nelle urine della campionessa italiana sarebbero state trovate tracce di arimidex, nome commerciale dell'anastrozolo, riconducibile a un principio attivo farmacologico inquadrabile nella classe S4 degli «stimolatori ormonali e metabolici». Poiché Sara è considerata una fondamentale risorsa del nostro tennis, la Federtennis italiana non ha abbandonato la campionessa, stringendosi attorno alla Errani.

La lettera di Sara Errani: Mai dopata, ho la coscienza a posto

"Mi sento estremamente frustrata, ma sono in pace con la mia coscienza: non ho mai assunto nessuna sostanza proibita". Così Sara Errani ha commentato sul suo profilo twitter la squalifica di due mesi. "E' una sostanza presente in un medicinale che mia madre assume dal 2012, e che è presente a casa nostra: l'unica ipotesi è una contaminazione del cibo".

Sono molto arrabbiata ma allo stesso tempo in pace con la mia coscienza, assolutamente consapevole di non avere fatto nulla di male e di non avere commesso nessuna negligenza nei confronti del programma antidoping.

La versione difensiva della tennista romagnola

In seguito a un controllo, fatto mentre mi trovavo a casa dei miei genitori, sono stata trovata positiva al letrozolo, una sostanza che è sulla lista proibita del programma antidoping Wada – ha scritto la tennista -. Non ho mai assunto, nella mia vita e durante la mia carriera, nessuna sostanza proibita. Dal primo giorno che sono diventata professionista ho sempre seguito puntigliosamente il programma Wada; non ho mai chiesto una deroga, neppure quando ne avrei avuto bisogno perché malata. Questa sostanza è tuttavia presente nel Femara, un medicinale che mia madre assume giornalmente dal 2012 a scopo terapeutico, in seguito a un intervento chirurgico subito per un tumore al seno, ed è quindi presente fra le mura domestiche.

Questo medicinale è molto pericoloso per la salute, se assunto da una persone di sesso femminile che non sia ancora in menopausa. Oltre a sgradevoli effetti collaterali, tra cui il rischio di tumore alle ovaie, provoca una sorta di menopausa clinica se assunto ripetutamente. Allo stesso tempo non sono mai stati dimostrati effetti di miglioramenti delle prestazioni fisico-atletiche in soggetti di sesso femminile.

Come è stata possibile l'assunzione involontaria del farmaco?

L'unica ipotesi percorribile – ha spiegato Errani – è quella di una accidentale contaminazione del cibo, consumato all'interno della nostra casa. Questa ipotesi è stata ulteriormente supportata da un test sui capelli, al quale mi sono volontariamente sottoposta: è stato sperimentalmente verificato che l'assunzione di una quantità pari o superiore a quella di una singola compressa di Femata produce una quantità di letrozolo rilevabile nei capelli di chi l'assume. Nei miei capelli non ne è stata trovata la minima traccia. Questo evidenzia che la quantità che ho involontariamente ingerito era inferiore a una singola compressa, in accordo con un'ingestione accidentale di una porzione di cibo contaminato. I risultati di questi esperimenti non sono stati ammessi come prove a mio favore per via di un cavillo legale.

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