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Taranto, aggressione in ospedale con punteruolo: il video dell’assalto

La polizia ha fermato il presunto aggressore della 73enne Adriana Dursi, colpita testa con un corpo contundente mentre era in attesa di essere visitata dai medici del pronto soccorso di Taranto. Il presunto colpevole sarebbe un pregiudicato di 42 anni, Giovanni Maggio.
A cura di C. M.
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Le forze dell'ordine hanno fermato il presunto aggressore che nella giornata di ieri ha tentato di uccidere in ospedale Adriana Dursi, 73 anni, a colpi di cacciavite. Secondo quanto si apprende da fonti di polizia, il presunto colpevole sarebbe Giovanni Maggio, 42enne già noto alle forze dell'ordine per precedenti simili. Nel 2008, Maggio fu denunciato da sua moglie per un'aggressione subita con un cacciavite. Stando alle prime ricostruzioni, nella notte tra martedì e mercoledì, Adriana Dursi è stata colpita alla testa con un oggetto contundente – presumibilmente un cacciavite o un punteruolo – mentre si trovava nei locali del pronto soccorso dell'ospedale Santissima Annunziata di Taranto ed era stesa su una barella in attesa di essere visitata dai sanitari.

Al momento le condizioni dell'anziana, per la quale i medici hanno dichiarato ieri la morte cerebrale interrompendo il periodo di osservazione per un piccolo segnale vitale rilevato dagli esami strumentali, sono stabili ma gravissime. Giovanni Maggio, indiziato per tentato omicidio aggravato e porto in luogo pubblico di strumenti atti ad offendere, avrebbe colpito Adriana Dursi alla tempia destra, conficcandole in profondità nel cranio un oggetto contundente sottile e acuminato provocandole così un vastissimo ematoma cranico. All'uomo viene contestata l'aggravante di avere approfittato di circostanze di tempo, luogo e persona, in relazione all'età avanzata e allo stato patologico della vittima.

"I poliziotti hanno ricavato la fase della violenta aggressione alla donna dalla visione di alcune telecamere presenti all'interno della struttura, che hanno consentito di ricostruire, seppure solo in parte, gli spostamenti del fermato, ma che una volta messi in strettissima correlazione logico-temporale con gli eventi ricostruiti mediante le dichiarazioni rese da alcuni persone presenti nelle immediate vicinanze della stanza ove giaceva la vittima, hanno consentito in ultimo di addebitare al predetto la responsabilità per l'avvenuta aggressione. L'uomo, disteso su un fianco in una delle salette di attesa, dopo essersi improvvisamente svegliato, e dopo aver mimato ripetutamente il gesto di colpire con violenza qualcuno, è  uscito velocemente dalla stanza in cui si trovava, con la mano sinistra nella tasca del suo Gilet  (la medesima tasca  dove si è potuto ricostruire era solito occultare un cacciavite), portandosi all´interno della sala, poco distante, in cui giaceva la donna,  e dalla quale poi, rapidamente  si è allontanato per recarsi presso la saletta del triage  e raggiungere  poi l'uscita del Pronto Soccorso, allontanandosi definitivamente. In ordine all'utilizzo di un cacciavite usato nell'aggressione, la ricerca di atti contenuti nel fascicolo personale dell'indagato, ha consentito di rinvenire una traccia storica certa al riguardo, avendo la moglie di quest'ultimo sporto,  nel 2008, una querela in cui rappresentava di avere subìto proprio dal marito un'aggressione con un cacciavite. Indosso al fermato soni stati  anche rinvenuti documenti  relativi  a precedenti denunce nei confronti di alcune persone, per asserite aggressioni e minacce subite, ed in relazione alle stesse, una serie di schede di accesso al Pronto Soccorso dell´Ospedale di Taranto, ove il medesimo si recava allo scopo di farsi refertare", si legge nella ricostruzione ufficiale diffusa dalla polizia.

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