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Tangenti e appalti truccati nella Marina Militare: sette arresti

A Taranto scoperto un sistema criminale: per accaparrarsi gli appalti sui lavori delle navi della Marina occorreva versare una tangente pari al 10% del totale dell’appalto.
A cura di Davide Falcioni
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Una tangente del 10% rispetto al valore dell'appalto per accaparrarsi i lavori di manutenzione delle navi militari e le forniture. Sette persone sono state arrestate stamattina nell'ambito di un'inchiesta durata oltre un anno che puntava a sollevare il velo sulle "mazzette" necessarie per ottenere appalti pubblici a Taranto. L'accusa è di concorso in concussione e a finire in manette sono stati cinque ufficiali – di cui due in servizio allo Stato Maggiore a Roma – un sottufficiale e un dipendente civile. Le dimensioni dello scandalo e il fatto che alcuni imprenditori di Taranto, in rapporti di lavoro con le strutture della Marina Militare, fossero costretti a pagare tangenti per aggiudicarsi le commesse sono apparse un anno fa, quando a marzo 2014 venne arrestato dai carabinieri il capitano di fregata Roberto La Gioia, in servizio nella base navale di Chiapparo, a Taranto.

In quell'occasione le autorità scoprirono la contabilità dei versamenti fatti dagli imprenditori e iniziò la ricerca dei complici all'interno della Marina. I carabinieri perquisirono gli uffici di quattro imprese di Taranto i cui titolari, secondo le indagini, sarebbero stati costretti a sottostare alle pretese dell'ufficiale. Ad aiutare gli investigatori alcuni file scovati su due pen drive: si trattava di un elenco delle imprese: accanto ad ognuna, era riportato il valore dell'appalto che si era aggiudicato e il pagamento di tangenti, equivalenti al 10% dell'importo della commessa. Un sistema nel quale apparve evidente il coinvolgimento di altri soggetti sui quali si è concentrato, in questi mesi, lo sviluppo delle indagini coordinate dal sostituto procuratore di Taranto Maurizio Carbone.

Il capitano Lo Gioia venne bloccato dai carabinieri nel suo ufficio della base della Marina di Taranto. Un imprenditore aveva raccontato ai carabinieri di essere stato costretto a girare 150.000 euro all'ufficiale per garantirsi il regolare pagamento delle fatture emesse dalla sua impresa, titolare dell'appalto per il ritiro e il trattamento delle acque di sentina dalle navi ormeggiate a Taranto e Brindisi dove la Marina ha un altro presidio.

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