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Svolta storica: la super cattolica Irlanda dice Sì alla legalizzazione dell’aborto

La maggioranza dei votanti (il 68% stando agli exit poll) avrebbe quindi scelto di abrogare il divieto quasi totale di interrompere volontariamente una gravidanza, oggi possibile solo nei casi in cui la vita della madre è in pericolo, ma non in caso di stupro e incesto.
A cura di Biagio Chiariello
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Una giornata storica quella vissuta ieri dall’Irlanda. Stando agli exit poll sul referendum sull’aborto, i Sì hanno vinto nettamente. Ciò vuol dire che gli irlandesi hanno votato a favore dell’abrogazione dell’articolo 40.3.3 della Costituzione (conosciuto come l’ottavo emendamento) e della sua possibile sostituzione con un nuovo articolo che permetta al parlamento irlandese di legiferare sulla questione. I sondaggi dicono che i cittadini a favore dell’abrogazione della legge attuale e dell’introduzione di un nuovo articolo (secondo l’exit poll dell’Irish Times, considerato uno dei più affidabili) sono stati il 68 per cento. I risultati ufficiali definitivi sono attesi nella giornata di oggi, 26 maggio, ma il primo ministro Leo Varadkar, favorevole al “sì”, ha già twittato : “Sembra che abbiamo fatto la storia“. Entrato in carica nel giugno di un anno fa, il premier ha assicurato che presenterà al più presto in Parlamento una legge per il diritto all'aborto fino alle prime 12 settimane di gravidanza, estendibile a un periodo più lungo per caso particolari.

Il voto ha chiaramente diviso l’Irlanda cattolica, dove l’aborto è possibile solo nei casi in cui la vita della madre è in pericolo, ma non in caso di stupro e incesto. Secondo i fautori del “sì”, l’ottavo emendamento, che – equipara, nella sua attuale formulazione, il “diritto alla vita del nascituro” al “diritto alla vita della madre” – ostacolava le interruzioni di gravidanza anche quando vi erano gravi rischi per la madre.  Stando ai dati forniti in queste ore dagli exit poll, quasi il 90% di coloro che hanno votato in favore dell’aborto libero hanno fra i 18 e i 24 anni, mentre il “no” ha prevalso su una fascia di età oltre i 65 anni. Più di 3,2 milioni di persone erano chiamate al voto, che ha registrato un alto tasso di partecipazione, superiore al 70% in alcune aree.

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