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Superlatitanti, il cerchio si stringe: Messina Denaro, Cubeddu e Motisi i più pericolosi

Chi sono i superlatitanti più pericolosi d’Italia? Dopo l’arresto del boss Marco Di Lauro, nella top 3 dei ricercati di lusso dalle forze dell’ordine restano il sardo Attilio Cubeddu, il siciliano Matteo Messina Denaro, considerato l’attuale leader di Cosa Nostra, e Giovanni Motisi, condannato all’ergastolo per associazione di tipo mafioso.
A cura di Ida Artiaco
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Dopo l'arresto del boss di camorra Marco Di Lauro, si stringe il cerchio dei superlatitanti italiani. Come conferma il Ministero dell'Interno, nella top 3 dei criminali più ricercati e pericolosi ci sono gli inafferrabili siciliani Matteo Messina Denaro e Giovanni Motisi e il sardo Attilio Cubeddu. Ma mentre gli ultimi due si dubita che siano ancora in vita, il primo rappresenta il vero e proprio obiettivo di forze dell'ordine e istituzioni. Ricercato dal 1993 per associazione di tipo mafioso, strage, devastazione e detenzione di materiale esplodente, da anni è nel mirino degli investigatori, che non sono ancora riusciti a scovarlo a differenza degli altri 27 malviventi che comparivano nella lista dei 30 "superlatitanti di massima pericolosità", redatta nel luglio del 1992 subito dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio. Quell'elenco, infatti, redatto dal Gruppo integrato interforze per la ricerca dei latitanti più pericolosi (GIIRL) della Direzione centrale della polizia criminale nell'ambito del Programma speciale di ricerca, si è ridotto al minimo. Tra gli arresti più eclatanti si ricordino quelli dei calabresi Rocco Morabito e Giuseppe Giorgi, presi nel 2017, di Michele Zagaria e Antonio Iovine del clan dei Casalesi, e di Totò Riina e Bernardo Provenzano, deceduti poi in carcere.

Un sardo il primo della lista

Il primo della lista è Attilio Cubeddu, sardo di 72 anni. È ricercato dal 1997, come si legge sul sito del Ministero, per non aver fatto rientro, al termine di un permesso, nella Casa Circondariale di Badu è Carros, in provincia di Nuoro, dove era ristretto, per sequestro di persona, omicidio e lesioni gravissime. Sono passati 32 anni da quando ha fatto perdere le sue tracce. Il suo nome è legato al sequestro dell’imprenditore di Manerbio Giuseppe Soffiantini, per il quale è stato condannato a 30 anni. È stato anche indiziato, anche se mai formalmente incriminato, per aver avuto un ruolo nel sequestro di Silvia Melis, rapita a Tortolì, in Ogliastra, nel febbraio 1997.

L'inafferrabile Matteo Messina Denaro

Il superlatitante più pericoloso d'Italia, tuttavia, resta Matteo Messina Denaro. Originario di Castelvetrano, in provincia di Trapani, oggi 56enne, è latitante dal 1993 e, dopo la morte di Totò Riina, nel novembre del 2017, è considerato l'ultimo capo di Cosa Nostra. Secondo gli inquirenti, lui è vivo e ben protetto anche se al momento resta ancora inafferrabile, comandando da lontano i suoi uomini. Da quasi 30 anni è ricercato per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto ed altro. L'ultimo dei padrini della mafia ancora in libertà è stato anche annoverato dall'Europol nel 2016 tra i latitanti più pericolosi d'Europa. Di lui non si hanno nemmeno foto segnaletiche né impronte digitali. Se un giorno venisse fermato, potrebbe essere riconosciuto solo attraverso l'esame del Dna.

Giovanni Motisi e l'omicidio di Montana

Infine, un altro siciliano. Si tratta di Giovanni Motisi, che negli anni Novanta era a capo del mandamento mafioso di Pagliarelli a Palermo. Oggi avrebbe 59 anni ma di lui si sono perse le tracce da vent'anni. È, infatti, ricercato dal 1998 per omicidi, dal 2001 per associazione di tipo mafioso ed altro e dal 2002 per strage. Deve scontare la pena dell'ergastolo per il delitto del commissario Giuseppe Montana, ucciso nel luglio del 1985. Secondo gli inquirenti, inoltre, faceva il sicario agli ordini di Totò Riina, ed è stato un fedelissimo di Bernardo Provenzano.

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