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Suona telefono ma è una preghiera in arabo, uomo aggredito: “È vietato, torna al tuo paese”

Il caso in un ufficio pubblico torinese dove un uomo arabo è stato aggredito verbalmente da una donna italiana perché il suo telefonò squillando aveva fatto partire una suoneria che era in realtà una preghiera in arabo.
A cura di Antonio Palma
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È bastata una semplice suoneria personalizzata del telefono per creare il caos all'interno di un ufficio pubblico affollato di persone in attesa del proprio turno. È quanto accaduto in un ufficio della Soris, società di riscossione crediti torinese, dove un uomo, uno straniero, è stato aggredito verbalmente e preso a male parole da una dona italiana solo perché il suo telefono aveva squillato facendo partire una musichetta che era un preghiera in arabo. A raccontare l'episodio è stata Laura Pompeo, assessore comunale di Moncalieri, nella città metropolitana di Torino, che ha assistito in prima persona all'accaduto

"Sono in coda alla Soris da oltre tre ore. La gente chiacchiera, i bambini giocano, i cellulari squillano. Parte la suoneria del telefono di un giovane uomo arabo. È una preghiera musulmana. Una donna italiana di mezz’età, in un crescendo di volume e di protervia, gli urla di cambiare suoneria, di uscire da questo ufficio pubblico, di ritornare nel suo Paese" racconta Pompeo, ricostruendo l'accaduto. "Il ragazzo, molto educatamente, cerca di spiegare. La donna è una furia. Molti gli stranieri (solo gli stranieri), di diversa provenienza, che intervengono a sua difesa, irritati e spaventati dalle parole razziste e intolleranti, dal tono violento della donna" ha proseguito l'assessore, concludendo: "Provo a spiegarle che l’uomo non è andato contro nessuna legge, come lei invece sostiene. Se sai che avrai solo e sempre posti in fondo e in piedi, perdi fiducia nel sistema e nel prossimo. Se aggiungi a questo, il fatto che – anche a livello istituzionale – sono stati sdoganati  parole e comportamenti terribili e inumani… è davvero la barbarie"

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