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Sulmona, i funerali del carabiniere Emanuele Anzini. La figlia: “Papà, ti ha ucciso l’ignoranza”

Giornata di lutto cittadino a Sulmona, città d’origine dell’appuntato ucciso nella Bergamasca la notte tra Domenica e Lunedì durante un posto di controllo da un uomo poi risultato ubriaco. Proprio oggi Emanuele Anzini avrebbe compiuto 42 anni. La figlia Sara: “Quelle maledette 2:53 hanno portato via un pezzo del mio cuore”
A cura di Biagio Chiariello
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“Un giorno ci rivedremo papà, prenditi cura di me anche quando entrerò nell’esercito”. In lacrime, Sara, ha salutato così per l’ultima volta suo papà Emanuele Anzini, l’appuntato 41enne di origini abruzzesi, morto durante il turno di notte di pattugliamento delle strade bergamasche, dove lavorava da vent’anni. Martedì 18 giugno, proprio nel giorno del suo compleanno, è stato celebrato il funerale di Stato nella cattedrale di San Panfilo, a Sulmona, dove il militare era nato. "Quelle maledette 2:53 hanno portato via un pezzo del mio cuore. Purtroppo non ti ha salvato l'esperienza, ma ti ha ucciso l'ignoranza. E per questo combatterò, anche perchè il mio sogno è quello di entrare nell'esercito" ha detto ancora Sara.

I funerali a Sulmona

Padre e figlia, rimasta a vivere a Sulmona, si sarebbero rivisti a breve. Lui l’avrebbe sostenuta agli esami di maturità. Anzini tornava spesso nella sua città d’origine. Purtroppo, questa notte, sono tornate le sue spoglie. La bara avvolta nel tricolore è arrivata alle 15 in punto nel piazzale della cattedrale, scortata da sei carabinieri in alta uniforme. Subito dietro, i familiari, la figlia, la madre e sorella. A rendere omaggio al Carabiniere caduto il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo e il generale Giovanni Nistri, comandante supremo dell'Arma dei carabinieri.

Le parole del comandante dei carabinieri

Nistri a conclusione della cerimonia religiosa, officiata dal vescovo di Sulmona, Michele Fusco, ha preso la parola ricordando la figura del militare e dell'uomo che si è speso sempre per gli altri. "Lele come lo chiamavano i suoi colleghi non è stato nè un santo né un eroe, ma un ragazzo per bene", ha sottolineato il generale. "Lele era l'uomo delle scelte. A 20 anni ha fatto una scelta che a quell'età non tutti fanno, ha fatto una scelta di donarsi allo Stato alla Nazione, ai cittadini. Ha fatto la scelta di essere un volontario della croce rossa. Alle 2,53 dell'altro ieri ha fatto un'altra scelta, la scelta definitiva, la scelta che fa capire che uomo, che militare che ragazzo era Lele. Lui e il suo collega, Emanuele come lui, hanno deciso di fare il proprio dovere. Hanno deciso di fare un controllo, per garantire la sicurezza di quelle popolazioni. Facendo quella scelta ha trovato il suo destino. A me piace dire che questo è Emanuele. Il suo esempio sarà una guida per tutti noi. Se c'è da chiudere questo intervento lo chiude con un grazie ad Emanuele Anzini, grazie perchè ci ha ricordato la gravosa e difficile bellezza di essere un Carabiniere, la difficile e gravida bellezza di dedicare la propria vita agli altri".

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