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Studenti in piazza in mutande: proteste in tutta Italia per chiedere più risorse per l’istruzione

Gli studenti di tutta Italia sono scesi in piazza per protestare contro il “sottofinanziamento dell’istruzione”, chiedendo un maggiore impiego di risorse per il mondo della scuola e dell’università. Cortei da nord a sud con gli studenti che si sono spogliati e sono rimasti in mutande in piazza per denunciare la mancanza di aiuti economici.
A cura di Stefano Rizzuti
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Una protesta in mutande con un chiaro messaggio: “Ci hanno lasciato in mutande”. Gli studenti italiani hanno manifestato oggi in varie città italiane spogliandosi, come avvenuto a Roma a piazzale Ostiense, prima dell’inizio del corteo organizzato dall’Unione degli universitari e dalla Rete degli Studenti Medi. Una protesta convocata nella giornata internazionale dello studente per “denunciare il grave stato di sottofinanziamento dell’istruzione pubblica nel nostro paese”. Lo slogan è “Scuola e università in rosso!” e gli studenti hanno deciso di scendere in piazza in mutande per denunciare le difficoltà economiche legate ai percorsi di istruzione.

La protesta di oggi non è solo contro gli scarsi finanziamenti ricevuti dal mondo dell’istruzione, ma è anche un modo per avanzare alcune proposte che gli studenti vorrebbero che venissero inserite nella manovra per ridare centralità al mondo della scuola e dell’università. Inoltre, non sono mancate – in tutta Italia – le proteste contro l’alternanza scuola lavoro, un sistema criticato da molti studenti. soprattutto dopo gli ultimi casi di sfruttamento e di percorsi non adeguati rispetto all’istruzione scolastica.

“Lo Stato, in questi anni di crisi economica, ha tagliato l’istruzione più che qualsiasi altro settore pubblico – dichiara Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Udu -. L’Italia investe il 7,1% del PIL in istruzione, ultimi tra i paesi più sviluppati: la media OCSE è infatti al 11,3%. I costi per sostenere i percorsi di studio sono elevatissimi. Il diritto allo studio è praticamente inesistente alle scuole superiori, e all’università le borse di studio sono carenti (meno di 1 studente su 10 le percepisce) e le tasse universitarie sono aumentate del 60% negli ultimi 10 anni. L’abbandono scolastico è ancora troppo alto e crescono i numeri chiusi che impediscono agli studenti di accedere all’università. Questa legge di bilancio contiene dei timidi passi in avanti rispetto al diritto allo studio universitario, ma questo è l’unico campo in cui si interviene lievemente, e oltretutto misure spot bonus una tantum non bastano, serve invertire la rotta sui finanziamenti in modo drastico, se si vuole finalmente garantire l’accessibilità ai più alti gradi dell’istruzione”.

Per Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi, “ancora una volta si sceglie di investire 290 milioni per una misura a pioggia come il Bonus Cultura, e non in misure progressive, mentre dei 114 milioni in avanzo dal 2015 per il mancato utilizzo si è persa traccia. Al contrario in questa legge di bilancio, al diritto allo studio scolastico non rimangono che briciole, mentre è evidente – e i dati riportati dall’indagine di Save The Children lo dimostrano – che la condizione economica di partenza incide nel percorso scolastico e determina il successo formativo. Allo stesso modo il governo continua nel reiterare errori nell’indirizzare finanziamenti sul tema dell’alternanza scuola lavoro, resa obbligatoria tre anni fa senza garantire a tutti percorsi di qualità e diritti. Vogliamo investimenti sulla formazione dei docenti, che garantiscano la qualità e la gratuità dei percorsi e una Carta dei Diritti degli Studenti in Alternanza che tuteli davvero gli studenti. Dalla scuola e dall’università ci aspettiamo formazione di qualità e non sfruttamento”.

I cortei: proteste da Roma a Milano

Manifestazioni si sono volte in tutta Italia, da nord a sud. A Napoli gli studenti hanno sfilato insieme ad alcuni migranti. Nella Capitale il corteo è partito da Piramide per raggiungere il ministero dell’Istruzione a viale Trastevere. I manifestanti hanno portato in mano una serie di cartoncini bianchi e su ognuno di questi il nome dell’istituto e il prezzo che indica la spesa per i libri scolastici. Prima della partenza del corteo c’è stato un flash mob degli studenti che si sono spogliati rimanendo in mutande.

A Milano la situazione è degenerata davanti alla sede della prefettura, dove ci sono stati lanci di uova, fumogeni e carta igienica. Alcuni manifestanti hanno lanciato dei water verso la polizia. Imbrattati inoltre alcuni negozi come Zara, McDonald’s e Benetton: momenti di tensione proprio al negozio di Zara che è stato occupato costringendo l’esercizio commerciale a chiudere.

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