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Studentessa aggredita a Bologna: fermato il maniaco seriale Tivadar già arrestato nel 2014

L’uomo fermato per l’aggressione sessuale di una studentessa è Cesarin Tivadar, “il palpeggiatore di Bologna”. Nel 2014 seminò paura nella zona universitaria della città e poi fu trovato in Danimarca.
A cura di Susanna Picone
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C'è un fermo della squadra mobile per l'aggressione sessuale denunciata da una studentessa universitaria che all’alba di domenica mattina è stata seguita e aggredita verso le 6 in vicolo Santa Lucia, pieno centro storico di Bologna, dentro dell'androne di casa. A finire in manette è un volto noto in città. Il presunto assalitore è infatti il romeno Cesarin Roberto Tivadar, trentenne conosciuto anche come il “palpeggiatore di Bologna”. Nel 2014 il maniaco spaventò per alcuni giorni una città intera e il suo identikit fece il giro del web, prima della cattura in Danimarca. L’uomo, accusato di violenti palpeggiamenti ai danni di donne in zona universitaria, alla fine si scusò e patteggiò due anni, con pena sospesa. Non è mai andato in carcere. Sarebbe stato lui domenica mattina a tentare di aggredire sessualmente la studentessa, che dopo essere stata seguito fino a casa è riuscita a divincolarsi e a fuggire. L'indagine, condotta dalla sezione “contrasto alla violenza di genere”, in raccordo con la Procura, ha identificato l'uomo grazie ad acquisizione di immagini di telecamere e ad altri riscontri. Il fermo del romeno è scattato ieri sera.

Chi è il “palpeggiatore di Bologna” Cesarin  Tivadar

Cesarin Roberto Tivadar, difeso dall'avvocato Ercole Cavarretta, fu arrestato a fine gennaio 2014 con mandato d'arresto europeo e poi fu giudicato per due sole aggressioni sessuali di un paio di settimane prima, nonostante all'inizio gli accertamenti riguardassero numerosi episodi. In quei giorni l’intera città di Bologna visse un periodo di forte preoccupazione e allarme. L’identikit col suo volto e i suoi capelli biondi fu affisso ovunque e fece il giro della rete. La vicenda processuale si chiuse in pochi mesi, nel luglio del 2014, dopo l'interrogatorio davanti al procuratore aggiunto Valter Giovannini, in cui l'indagato aveva ammesso le proprie responsabilità per due episodi e aveva chiesto scusa, alle vittime e alla città.

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