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Strage in mare, 54 morti disidratati, un unico superstitite

Provavano a raggiungere l’Italia dalla Libia, a bordo di un gommone. È stato un calvario, l’unico superstite della strage ha raccontato cosa è avvenuto. Sono rimasti senz’acqua e sono morti uno dopo l’altro.
A cura di Susanna Picone
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Provavano a raggiungere l’Italia dalla Libia, a bordo di un gommone. È stato un calvario, l’unico superstite della strage ha raccontato cosa è avvenuto. Sono rimasti senz’acqua e sono morti uno dopo l’altro.

È una strage quella che è avvenuta nelle acque del canale di Sicilia: 54 persone provenienti dalla Libia sono morte, una dopo l’altra, mentre cercavano di raggiungere il nostro Paese a bordo di un gommone. La tragica notizia è stata diffusa dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), il racconto della strage è stato fornito dal 55esimo passeggero del gommone, l’unico sopravvissuto. Si tratta di un cittadino eritreo, ora ricoverato per assideramento e disidratazione in un ospedale a Zorzis: l’uomo è stato salvato dalla Guardia Costiera tunisina, era aggrappato ad una tanica e a pezzi dell’imbarcazione. È lui che ha raccontato il tragico viaggio che ha portato alla morte dei suoi 54 compagni.

Morti uno dopo l’altro perché rimasti senza acqua – L’eritreo ha raccontato che a fine giugno, insieme ad altre 54 persone, si è imbarcato su un gommone per raggiungere l’Italia: dopo un giorno avrebbero cominciato ad avvistare le nostro coste, poi il vento li avrebbe spinti verso la Tunisia. Da quel momento il racconto è quello di un gommone che si sgonfiava, di loro in mezzo al mare e dell’acqua da bere che scarseggiava. Il superstite ha raccontato che sono morti tutti, uno dopo l’altro, per disidratazione. Secondo quanto ha riferito, circa la metà delle vittime era come lui di nazionalità eritrea, compresi tre suoi parenti.

“Una vera tragedia” – Questo il commento di Alexander Aleinikoff, vice Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, poi l’appello alla massima attenzione ai casi di immigrazione: “Perché i comandanti prestino la massima attenzione a possibili casi di migranti e rifugiati in difficoltà che necessitano di essere soccorsi”. Secondo le stime dell’Unchr sono circa 170 le persone morte o disperse in mare quest’anno, immigrati che provavano a raggiungere l’Europa dalla Libia.

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