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Strage di via D’Amelio, indagati i pm che condussero inchiesta: depistaggi a favore di Cosa Nostra

Annamaria Palma e Carmelo Petralia, entrambi pubblici ministeri che indagarono sulla strage di Via d’Amelio in cui venne ucciso il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, avrebbero depistato le indagini imbeccando tre falsi pentiti, suggerendo loro di accusare falsamente dell’attentato persone che nulla avevano a che fare con esso.
A cura di Davide Falcioni
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A poco più di un mese di distanza dal ventisettesimo anniversario della strage di Via d'Amelio in cui vennero uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta l'inchiesta sui depistaggi delle indagini è arrivata a una svolta fondamentale. I pubblici ministeri della Procura di Messina hanno iscritto nel registro degli indagati alcuni magistrati che indagarono sull'attentato del 19 luglio 1992 a Palermo con l'accusa di calunnia aggravata. Si tratta di Annamaria Palma e Carmelo Petralia entrambi accusati di calunnia aggravato dall'avere favorito Cosa nostra.  Annamaria Palma è oggi avvocato generale a Palermo, mentre Petralia ricopre la carica di procuratore aggiunto a Catania.

Secondo gli inquirenti i due magistrati, in concorso con i tre poliziotti sotto processo a Caltanissetta Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, avrebbero depistato le indagini sulla strage imbeccando tre falsi pentiti – costruiti a tavolino, tra cui Vincenzo Scarantino -, suggerendo loro di accusare falsamente dell'attentato persone che nulla avevano a che fare con esso. Ai pm viene contestata, oltre all'aggravante di avere favorito Cosa nostra, anche quella che deriva dal fatto che dalla calunnia è seguita una condanna a una pena maggiore di 20 anni.

A Palma e Petralia ieri  è stato notificato dalla Procura di Messina, che indaga in quanto è coinvolto un magistrato in servizio a Catania, un avviso di accertamenti tecnici irripetibili. Stesso avviso è stato inviato alle sette persone ingiustamente condannate per la strage: Cosimo Vernengo, Gaetano La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto, Giuseppe Urso e Natale Gambino, che sono parte offesa dal reato. Gli accertamenti tecnici irripetibili disposti dagli inquirenti riguardano le cassette con le intercettazioni delle conversazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino registrate quando era sottoposto al programma di protezione. In quel periodo, secondo la Procura di Messina, l'uomo sarebbe stato indotto, anche subendo abusi dalla polizia, a mentire sulla fase esecutiva della strage, incolpando persone innocenti.

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