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La strage di Erba di Olindo e Rosa

Strage di Erba, i fratelli Castagna a Storie maledette: “Olindo e Rosa colpevoli, il resto è fango”

A Storie Maledette, su Rai Tre, Pietro e Beppe Castanga, superstiti della strage di Erba si ‘difendono’ dagli attacchi pubblici ricevuti dai cosiddetti innocentisti che sostengono Olindo e Rosa. I due sono finiti nel bersaglio della difesa della coppia che, nella recente richiesta di revisione, prefigura una pista ‘alternativa’ a quella della colpevolezza del netturbino e di sua moglie. Una pista che punta alla famiglia.
A cura di Angela Marino
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Da sinistra Beppe e Pietro Castagna
Da sinistra Beppe e Pietro Castagna
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"Siamo sopravvissuti ai nostri cari, purtroppo, ma non ci aspettavamo un simile accanimento contro di noi. Dopo che le nostre vite sono state mutilate, il fango". Teatro dello sfogo dei fratelli Pietro e Beppe Castagna, rispettivamente figli, fratelli e zii di Paola Galli (60 anni), Raffaella Castagna (30 anni) e del piccolo Youssef (2 anni), tre delle quattro vittime della strage di Erba, è stato lo studio televisivo di ‘Storie Maledette', aperto eccezionalmente per una puntata straordinaria sulla mattanza del 2007. Pietro e Beppe, infatti, pur essendo stati riconosciuti da tre sentenze come vittime, oggi sono finiti nel mirino della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, che hanno recentemente chiesto la revisione del processo che li ha condannati all'ergastolo come assassini.

La puntata ‘contraddittorio'

"All'interno di un vento innocentista, revisionista si annida velenoso il tentativo di accreditare la tesi che il responsabile dell'orrore di quella strage di familiari sia proprio un familiare" ha detto Franca Leosini introducendo la vicenda. I fatti, lo ricordiamo, risalgono all'11 dicembre 2007. Pochi giorni prima del Natale nel condominio di via Diaz dove Olindo e Rosa abitano al piano terra, i vigili del fuoco intervengono per un incendio che altro non è che il tentativo di cancellare le tracce di una crudele mattanza. Al primo piano, sopra l'appartamento dove vivevano il netturbino e sua moglie, vengono trovati i corpi senza vita di Paola Galli (60 anni), sua figlia Raffaella Castagna (30), il figlioletto di lei Youssef, due anni e una vicina, Valeria Cherubini. Tutti sono stati massacrati a botte e finiti a coltellate. Unico superstite Mario Frigerio, marito della Cherubini, che dal letto di ospedale, accusa Olindo Romano.

Olindo e Rosa

È da quei giorni che Franca Leosini inizia il suo racconto indugiando sul malcelato odio dei coniugi per la famiglia del piano di sopra, ovvero la giovane mamma Raffaella Castagna, suo marito Azouz Marzouk e il piccolo Youssef. Insofferenti alle feste, ai rumori anche più innocui (Olindo e Rosa battevano al soffitto anche quando cadeva in terra un giochino del bambino, dicono i fratelli), i due coniugi erano passati dall'antipatia al conflitto aperto, con esiti violenti che sfociarono, in un caso, in un'aggressione costata una denuncia. Proprio di quella denuncia si sarebbe discusso il 13 dicembre 2007, durante l'udienza fissata in tribunale solo due giorni prima di quella che fu la mattanza. Una circostanza che rinforzerà il movente, se ce ne fosse stato bisogno dopo la duplice confessione della strage. "Mentre colpivo mi sentivo…sollevata, mi sentivo anche io forte" dice Rosa. "Li ho ammazzati come conigli", fa eco Olindo. "Rosa mimò il modo in cui aveva assassinato il piccolo Youssef – racconta in studio Beppe Castagna – salì su un tavolo ripetendo i movimenti che aveva fatto, lo fece con una tale naturalezza".

La lettura revisionista

Non sul processo durato anni e conclusosi con la condanna, si concentra lo sforzo narrativo di Franca Leosini, ma su quanto avvenuto dopo a danno dei parenti delle vittime. Pietro Castagna sarebbe stato indicato, in questo nuovo tentativo di ‘revisione' dei fatti, come colui che avrebbe materialmente ucciso madre, sorella e nipotino per motivi economici. Il movente, in questa lettura dei fatti, sarebbe stato l'interesse a eliminare la famiglia della sorella dall'asse ereditario per impedire che i soldi di famiglia fossero dispersi nei progetti imprenditoriali del cognato Azouz, intenzionato a investirli nella sua terra natale. Tra i cognati, infatti, non correva buon sangue dopo Azouz era stato condannato per spaccio di droga. "Abbiamo provato a proporgli dei lavori, abbiamo provato a portare via nostra sorella da lui, ma è stato tutto inutile" raccontano. Proprio al tunisino pregiudicato è riservata un'ampia parte della puntata. "Inizialmente pensammo che la strage fosse un regolamento di conti per questioni di droga, pensammo fosse colpa sua" raccontano Beppe e Pietro, poi le indagini hanno puntato in un'altra direzione.

Questioni di eredità

È Franca Leosini a illuminare un aspetto molto triste della vicenda, ovvero la ribalta mediatica di Azouz Marzouk che, fresco vedovo e padre inconsolabile entra nel turbine di eventi e ospitate televisive organizzato per lui da Fabrizio Corona e Lele Mora. "Sono i mesi più belli della mia vita – dice intercettato al telefono – mi hanno addirittura offerto soldi per fare sesso". Lo stesso Azouz, oggi sposso di un'altra italiana e padre di tre figlie, che attualmente tenta di rivendicare l'eredità di sua moglie con i fratelli Castagna. "La questione è in mano agli avvocati, se ne occuperanno loro, dicono i fratelli" senza voler aggiungere altro, ma nel frattempo Azouz scagiona Olindo e Rosa, dichiarando alla stampa che per lui "sono innocenti". L'impressione che tutta la vicenda giudiziaria sia stata strumentalizzata da più parti per interessi ‘poco nobili' come dicono i fratelli, fa da sfondo al doloroso racconto dei due.

Il fango

"Alcuni hanno parlato della nostra tragedia come di una partita di calcio e dei colpevoli come se fossero in nomination per il Grande Fratello – dice Beppe – come se si potesse dire tutto e il contrario di tutto e poi bruciarlo in pochi secondi". "Nostro padre (Carlo Castagna, morto pochi mesi fa) ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita in un clima di amarezza e dolore. ‘Ho perdonato Olindo e Rosa – diceva sempre – ma, loro sono i colpevoli, non esiste altro. Tutto il resto è fango‘". "Noi – conclude – siamo certi che siano stati loro, non ci saremmo mai accontentati di un capro espiatorio".

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