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Strage di Corinaldo, la discoteca era un magazzino agricolo: indagato sindaco e altri sette

Secondo gli accertamenti disposti dalla Procura di Ancona, la struttura in cui morirono cinque ragazzi minorenni e una mamma, risulta tuttora classificata come magazzino agricolo. Nel registro degli indagati ora anche i componenti della Commissione unificata di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo.
A cura di Antonio Palma
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La Lanterna Azzurra di Corinaldo, in provincia di Ancona, dove nel dicembre scorso morirono nella calca cinque ragazzi minorenni e una mamma di 39 anni, non poteva essere adibita a discoteca perché ha gravi carenze a livello strutturale è in più è emerso che "l’immobile risulta tuttora classificato come magazzino agricolo, poiché il suo cambio di destinazione d’uso non è mai stato formalmente rilasciato". Sono gli sviluppi a sorpresa dell'inchiesta sulla strage avvenuta poco prima dell'annunciato concerto del rapper Sfera Ebbasta quando nel locale si erano radunate centinaia di persone, la maggior parte minorenni. Secondo gli accertanti disposti sulla struttura dalla Procura del capoluogo marchigiano, all'immobile "non è stato rilasciato alcun certificato di agibilità urbanistica". Del resto, secondo i pm, il locale ha gravi carenze che lo rendono "inidoneo alla destinazione a locale di pubblico spettacolo e tale da non garantire, in caso di emergenza, le necessarie condizioni di sicurezza".

A seguito di questi sviluppi, la Procura ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo della struttura, già eseguito dai carabinieri, e ora l'inchiesta sta concentrando la sua attenzione proprio sulle irregolarità di certificati e permessi. Di conseguenza nel registro degli indagati sono finiti ora anche i componenti della Commissione unificata di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, cioè coloro che avrebbero dovuto verificare la sicurezza dell’edificio per il rilancio delle licenze e che nel 2017 hanno rilasciata i permessi per il locale. Si tratta del sindaco della cittadina Matteo Principi e altre sette persone.

Questi vanno ad aggiungersi ai dieci indagati tra cui i proprietari dell’immobile e i gestori della discoteca oltre a un 17enne accusato di aver spruzzato la sostanza urticante che poi ha causato la ressa. Le ipotesi di reato a vario titolo sono di concorso nell’omicidio colposo plurimo aggravato e disastro colposo aggravato, falsità ideologica in atto pubblico e false certificazioni.

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