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Perché abbiamo paura di ammettere di soffrire di depressione e disturbi mentali? Lo spiega l’esperto

Ancora oggi ammettere di soffrire di depressione o altri problemi legati alla sfera emotiva è difficile. Il professor Lazzari spiega perché invece non dovremmo averne timore.
Intervista a Prof. Davide Lazzari
Presidente dell'Ordine Nazionale Psicologi
A cura di Francesca Parlato
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Pudore, vergogna, senso di inadeguatezza, spesso chi soffre di un disturbo mentale si trova a combattere anche con queste sensazioni. Non è facile ammettere di soffrire di un disagio emotivo, cercare un aiuto per uscirne, c'è ancora uno stigma che persiste intorno alla salute mentale e a chi soffre, quasi che fosse un capriccio, qualcosa di risolvibile con la semplice forza di volontà. "I disturbi mentali non vanno vissuti con vergogna, ma dobbiamo capire che possono fare parte del nostro percorso vita. Basti pensare che già prima della pandemia una persona su tre risultava aver avuto un problema psicologico" ha spiegato a Fanpage.it il professor Davide Lazzari, presidente Nazionale dell'Ordine degli Psicologi.

Professore, in questi giorni, a causa di un brutto episodio accaduto durante il Grande Fratello Vip, si sta parlando molto di depressione. Ma quali sono i segnali tipici di questa patologia?

Facendo un discorso generale si può dire che il sintomo più evidente è un cambiamento significativo dell’umore e del modo di vedere le cose in senso negativo. Va detto però che il termine depressione è generico e si può riferire a situazioni molto diverse per gravità ed espressione della sintomatologia.

Ma può essere difficile riconoscerla? C'è bisogno di essere particolarmente empatici per rendersi conto se una persona vicino a noi ne soffre?

Riconoscerla non è sempre facile proprio per le diverse forme del disturbo. È evidente che per una diagnosi bisogna affidarsi ad uno specialista, medico o psicologo. Le persone empatiche hanno uno sguardo più attento e così i familiari o le persone con le quali abbiamo una relazione affettiva, anche se non è un dato generalizzabile.


Quali sono le terapie alle quali va incontro chi soffre di questo prolema?

Le linee guida basate sulle evidenze indicano un intervento psicoterapico per le forme più comuni, a volte unito ad un trattamento farmacologico. Ovviamente la scelta dipende dal tipo di disturbo e dalle specificità della persona, comprese le sue preferenze. Teniamo presente che molte situazioni in cui c’è un disagio ma non ancora una vera e propria depressione clinica anche interventi di consulenza e sostegno psicologico possono essere importanti e prevenire situazioni più gravi.


Al di là dell'aiuto professionale, che è sicuramente necessario e indispensabile per chi soffre di questo tipo di patologia, cosa le persone intorno possono fare per essere di sostegno a chi sta affrontando questa malattia?

Credo sia importante la visione culturale che tutti, di fronte alle difficoltà o a eventi o situazioni particolari, possiamo sviluppare forme di disagio sino a veri e propri disturbi. Non serve drammatizzare e neanche negare o banalizzare ma affrontare con realismo, prendersi cura di noi stessi. Ricordiamoci che la maggior parte di queste problematiche sono assolutamente risolvibili e possiamo uscirne facendo una esperienza di crescita.


Cosa invece non andrebbe assolutamente detto o fatto?

Credo la risposta sia ovvia: il rispetto dell’altro è il fondamento di ogni relazione e della convivenza umana. Ancora di più quando l’altro ha problemi di salute, fisica o psichica che sia.

Negli ultimi anni si sta facendo un grande lavoro per sensibilizzare le persone sull'importanza della salute mentale. E questo brutto episodio di televisione durante il Grande Fratello Vip, ha invece dimostrato quanto ancora la malattia mentale, e in particolare la depressione, siano stigmatizzate.

Non conosco la situazione specifica e non è mia abitudine commentare le vicende televisive. Possiamo ricordare che il mondo dello spettacolo o i social sono un amplificatore e spesso si prestano ad ingigantire e deformare le situazioni, anche come strategia di audience. Credo che i media abbiano una responsabilità importante nell’evoluzione della sensibilità verso questi problemi, anche facendo corretta informazione, cultura, evitando di spettacolarizzare le forme di disagio.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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