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Mobbing: come riconoscerlo e affrontarlo e le conseguenze sulla salute

Ogni anno in Italia quasi un milione e mezzo di lavoratori è vittima di mobbing. Quali sono gli atteggiamenti tipici e come riconoscerlo lo abbiamo chiesto allo psichiatra Antonio Vento.
Intervista a Prof. Antonio Vento
Medico psichiatra, fondatore dell'Osservatorio Nazionale sul Mobbing
A cura di Francesca Parlato
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Ansia, bassa autostima, emicranie, cattiva digestione, depressione, difficoltò a relazionarsi, sono tutti sintomi che accomunano le vittime di mobbing. Il termine inglese che oggi utilizziamo nel mondo del lavoro, per definire un certo tipo di comportamenti, venne usato per la prima volta in realtà nel mondo animale dall'etologo Konrad Lorenz per indicare la condotta violenta tra individui della stessa specie per escludere un membro dal gruppo. Fu qualche anno dopo che lo psicologo tedesco Heinz Leymann utilizzò lo stesso termine per definire una serie di condotte aggressive e frequenti nei confronti di un lavoratore condotte dal datore di lavoro, superiori oppure colleghi. "Oggi sappiamo che il mobbing è un fenomeno generalizzato che può avvenire in qualunque posto di lavoro, sia pubblico, sia privato, per opera di colleghi (in questo caso si parla di mobbing orizzontale) oppure dirigenti o superiori (mobbing verticale). In particolare in questo secondo caso, quando c'è l'intervento di capi che mirano al licenziamento di un dipendente si parla di ‘Bossing'". spiega a Fanpage.it il professor Antonio Vento, psichiatra e fondatore dell'Osservatorio Nazionale sul Mobbing.

Come riconoscere il mobbing

Anche se il termine è ormai diventato di uso comune e sembra facile definire il mobbing, capire quando lo si sta subendo, può essere un processo più lungo e complesso di quanto non si creda. "Come diceva Leimann è una situazione in cui c'è un accanimento verso una persona attraverso una serie di atti e comportamenti. In particolare atteggiamenti persecutori, caratterizzati da violenza psicologica – spiega Vento – Ma tutto questo avviene in una forma molto lenta, sottile, addirittura subdola". La medicina del lavoro ha anche evidenziato alcune fasi tipiche del mobbing, come comportamenti che tendono a isolare fisicamente il lavoratore (ad esempio trasferimento in altra sede o privazione di attrezzature come computer e telefono) oppure comportamenti che incidono sulle relazioni del lavoratore all'interno dell'azienda come la diffusione di dicerie o l'esclusione da momenti significativi come riunioni o corsi di aggiornamento, o ancora comportamenti che ridicolizzano il lavoratore, che pregiudicano la sua reputazione, infine si parla di mobbing quando alla vittima vengono attribuite mansioni umilianti o degradanti o non le vengono riconosciute periodi di ferie o permessi. "La caratteristica del mobbing però è anche la continuità, almeno sei mesi". Secondo le ultime rilevazioni dal punto di vista del genere il mobbing è piuttosto democratico. "Si rivolge nel 52% dei casi alle donne e nel 48% agli uomini. Fino a qualche anno fa avevamo quasi cinquecentomila casi l'anno di mobbing verso donne in maternità: quattro donne su dieci sono costrette a causa di comportamenti vessatori o discriminatori a rassegnare le proprie dimissioni. Si tratta di un fenomeno che avviene prevalentemente nel nord. La cosa più grave è che hanno più difficoltà a sporgere denuncia". 

Il mobbing e la salute

Smettere di andare volentieri in ufficio, sentire di non poter rinunciare al lavoro perché è necessario per vivere, ma sapere di trovarsi in un ambiente malsano, dove si subiscono angherie di ogni genere, fa male alla salute. "Si parla di somatizzazione. L'ansia che si prova ad andare sul lavoro si somatizza in sintomi di conversione come mal di testa, disturbi intestinali, depressione, insonnia". Uno degli effetti peggiori del mobbing è la perdita di autostima: "Si diventa incapaci di trovare una soluzione, non si crede più nelle proprie capacità, ci si sente umiliati".

Cosa fare in caso di mobbing

Quando ci si rende conto di stare subendo mobbing è importantissimo rivolgersi a un esperto. "Un presidio, un'associazione, qualcuno che tratti la materia del mobbing e che possa aiutarci". Affrontare questo malessere provocato da tutti gli atteggiamenti persecutori subiti non sarà facile e potrebbe essere necessario innanzitutto il sostegno da parte della famiglia. "I familiari dovranno avere molta pazienza e attenzione, essere particolarmente comprensivi e cercare di alleviare il senso di frustrazione che attanaglia la vittime. In alcuni casi potrebbe essere necessario anche rivolgersi a un medico". Molto spesso una conseguenza del mobbing è la richiesta da parte della vittima di un trasferimento. "In quel caso il lavoro diventa un farmaco, serve a ritrovare lentamente la fiducia, l'autostima e metabolizzare il passato". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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