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“Ce l’ho sulla punta della lingua” perché a volte dimentichiamo le parole: che cosa è la disnomia

Può succedere durante una conversazione di non riuscire proprio a ricordare una parola. Questo fenomeno si chiama disnomia. Come si affronta e previene lo spiega la neuropsicologa Marcella Mauro.
Intervista a Dott.ssa Marcella Mauro
Neuropsicologa dell'Istituto Humanitas Medical Care
A cura di Francesca Parlato
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"Ce l'ho sulla punta della lingua…" Quante volte ci capita mentre parliamo con un'altra persona di non ricordare un nome o una parola, ci giriamo intorno, ci sembra di averla lì a portata di mano, ma niente non ci viene. In medicina questo fenomeno ha un nome: disnomia. "Sarà sicuramente successo a tutti durante una conversazione di non riuscire a ricordare un nome specifico di un oggetto, una persona o un luogo – spiega a Fanpage.it la neuropsicologa Marcella Mauro – È lì, ce l’abbiamo in testa, ma in quel momento proprio non riusciamo a dirlo. La disnomia è proprio la difficoltà a richiamare una parola alla memoria in un certo momento, dal nostro magazzino lessicale". 

Cosa succede quando non riusciamo a ricordare una parola

Quando ci manca un nome, quando non riusciamo proprio a farcelo venire in mente, spesso facciamo dei lunghissimi giri di parole per farci capire dal nostro interlocutore. "Questo perché il nostro cervello cerca sempre una via d'uscita, una strada alternativa. A volte va a cercare nella stessa categoria semantica, la parola che ci manca è mela e allora diciamo pera, oppure diciamo borsa al posto di zaino. Oppure utilizziamo delle parole filler, che servono a prendere tempo: come, cioè, aspetta. Oppure frasi e termini generici: passami quella cosa che c'è sul tavolo, o ancora utilizziamo dei gesti per farci capire da chi è vicino a noi. Nei casi più gravi addirittura si inventano nuovi vocaboli". 

Le cause delle disnomia

Le cause di questo fenomeno possono essere diverse a seconda della gravità e della frequenza con cui la disnomia si manifesta. "La disnomia può colpire bambini, adulti e anziani. Nei bambini bisogna fare attenzione perché potrebbe essere un sintomo di un disturbo del linguaggio o di dislessia". Può accadere anche durante un momento di stress di non riuscire a trovare le parole. "In una situazione di sovraccarico cognitivo, di forte ansia o al termine di una giornata di lavoro, è molto comune avere problemi di disnomia. Oggi sappiamo infatti che le emozioni e i sentimenti influenzano le nostre performance e i processi cognitivi. Chi sperimenta tutti i giorni stress e ansia può andare incontro a questo tipo di conseguenze, come avere difficoltà cognitive di memoria. C'è proprio una perdita di vitalità dei neuroni e questo induce per forza un rallentamento delle attività cognitive. Ma a volte basta ristabilire gli equilibri, rilassarci, per vedere le nostre capacità rientrare nella norma". Negli anziani questo tipo di problema è abbastanza fisiologico. "Dopo una certa età si riduce la capacità di elaborare velocemente le informazioni e di elaborarle in memoria". Anche le persone bilingue vanno spesso incontro a problemi di disnomia. "I lapsus linguistici sono molto più frequenti nei bilingue perché conoscono il doppio delle parole, e hanno quindi il doppio delle possibilità di dimenticarle oltre che un magazzino lessicale raddoppiato". Scordare una parola, avere difficoltà a ricordarla in un certo momento, può capitare a tutti e non deve certo destare preoccupazione, ci sono però alcuni casi dove è invece utile rivolgersi a uno specialista. "Se ci accorgiamo che questo fenomeno compare all'improvviso e in modo frequente la causa potrebbe essere qualcosa di diverso dallo stress: potrebbe trattarsi di una degenerazione cognitiva, di un principio di Alzheimer o di demenza, di un ictus transitorio o anche di un trauma cranico o di un effetto collaterale dell'utilizzo di droghe". 

Come allenare il cervello a superare la disnomia

Quando ci si rende conto che la disnomia si manifesta con troppa frequenza può essere utile rivolgersi quindi a una figura professionale. "Un logopedista, uno psicologo o un neuropsicologo, ad esempio – spiega la dottoressa Mauro – E con questi esperti potremmo seguire dei training specifici per favorire la denominazione rapida visiva". Altri esercizi invece possiamo farli anche da soli in casa. "Se ad esempio non riusciamo a ricordare una parola, partiamo dalla lettera iniziale e se non ricordiamo neanche quella scorriamo una a una tutte le lettere dell'alfabeto. Proviamo a utilizzare dei sinonimi oppure a visualizzare la parola scritta o ancora proviamo con le rime o con delle associazioni visive". La disnomia genera quasi sempre un grande senso di frustrazione e di impotenza. "Quando la comunicazione verbale è compromessa o interrotta, si ha l'impressione che il nostro interlocutore possa perdere la pazienza e allora alcuni rinunciano, evitano di parlare, altri invece si arrabbiano e qualcuno invece persevera. Quello che è importante da sapere, e che è utile proprio per gestire la frustrazione, è che non sempre si tratta di un sintomo di una patologia, anzi può essere facilmente risolvibile". Per prevenire problemi di questo genere ci sono altre due cose che possiamo fare, e che suggerisce la neuropsicologa Mauro. "Esercizio fisico, che mantiene in salute il nostro cervello e riposo. Fare movimento e avere un'accurata igiene del sonno ci aiutano ad essere sempre efficienti nelle nostre funzioni cognitive". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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