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Cambiare abitudini e routine è possibile, lo psicologo spiega come riconfigurare la mente

L’essere umano è abitudinario per natura. Ma quanto può essere difficile cambiare le proprie routine? Lo psicologo Iannone ci spiega in quale modo si può provare a riconfigurare la mente.
Intervista a Dott. Giuseppe Iannone
Psicologo e psicoterapeuta
A cura di Francesca Parlato
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Facciamo colazione tutti i giorni allo stesso bar, la sera ceniamo sempre alla stessa ora e la pizza del sabato sera? Mai una sorpresa, sempre la margherita. L'essere umano è abitudinario per natura. Ma si tratta di una caratteristica positiva o negativa? È possibile anche a una certa età riconfigurare la propria mente, cambiare la routine? "Bisogna partire dal fatto che noi siamo animali che funzionano a risparmio energetico – spiega il dottor Giuseppe Iannone, psicologo e psicoterapeuta, consulente di Guidapsicologi.it – L'abitudine serve a creare prevedibilità dell'ambiente, ovvero un posto dove aumentano le probabilità di sopravvivenza. Possiamo dire che le abitudini, i rituali, la routine, servono a farci sentire più sicuri. Un recente studio della Duke University, un ateneo americano, ha stimato che il 40% delle cose che facciamo quotidianamente altro non è che un'abitudine". 

Perché creiamo delle nuove abitudini

Il cervello ha la caratteristica della plasticità. È in grado, soprattutto se allenato (non dimentichiamo che è un muscolo), di creare nuovi percorsi e connessioni neurali e di adattarsi continuamente all'ambiente esterno. Nella creazione di nuove abitudini sono coinvolte in particolare due aree: "Il sistema delle abitudini e il sistema cognitivo. Si tratta di due aree adiacenti: il primo è lo striato dorsolaterale, il secondo lo striato dorsomediale, hanno la stessa posizione e secondo la recente letteratura scientifica queste due aree collaborerebbero sia per la formazione delle abitudini che per i comportamenti orientati verso il raggiungimento di obiettivi". Quello che sappiamo oggi è che le abitudini si formano principalmente per due motivi, uno riguarda il futuro e uno il passato. "Si sceglie di dar vita a una nuova routine o perché ci si aspetta che succeda qualcosa, di raggiungere un certo risultato oppure perché ne abbiamo già fatto esperienza, sappiamo che a un comportamento corrisponde una certa conseguenza, e per questo scegliamo di reiterarlo. In un caso quindi guardiamo al futuro, a quello che ci aspettiamo, in un altro al passato". 

Le abitudini sono positive o negative?

Avere delle abitudini, delle piccole certezze, non è sicuramente un comportamento condannabile. Ci consente di muoverci sicuri nel mondo, di poter confidare su alcune sicurezze, mentre non averne affatto può essere decisamente più faticoso. "Vorrebbe dire scoprire ogni giorno qualcosa daccapo". Ma è anche vero che in alcuni casi le abitudini possono trasformarsi in qualcosa di patologico. "Pensiamo a chi soffre di disturbi ossessivo compulsivi e si lava in continuazione le mani. – spiega Iannone – In questo caso una buona abitudine diventa deleteria. Oppure pensiamo alle dipendenze. In questi casi le abitudini perdono il loro significato, smettono cioè di semplificarci la vita, ma ce la complicano". 

Come riconfigurare la mente e creare nuove abitudini

Quando si parla di creare nuove routine (ad esempio andare in palestra) o di eliminarne alcune (come smettere di fumare) si fa sempre riferimento alla forza di volontà, alla motivazione, alla disciplina, come se questi elementi fossero gli unici in grado di cambiare la nostra mente. "In realtà non è così – spiega Iannone – La motivazione, la forza di volontà vanno e vengono, vanno a ondate, non sono costanti. Quello che serve davvero per riconfigurare la mente è trovare un nuovo significato nelle abitudini e nelle cose che decidiamo di fare. Se il nostro buon proposito è andare in palestra e puntiamo tutto sulla motivazione probabilmente dopo una settimana smetteremo di andarci. Se invece iniziamo a vestirlo di un significato importante per noi, come il miglioramento della nostra salute, la possibilità di muoverci e di sentirci più in forma, cominceremo a sentire meno la fatica e bypasseremo la mancanza di voglia". Ma un altro modo per facilitare l'introduzione di buone e nuove abitudini è fare una sorta di ‘copia e incolla' di quelle che consideriamo essere buone routine. "Proviamo a reiterare le stesse modalità. Ma il consiglio principale è sempre cominciare da cose semplici. Non esageriamo, evitiamo di strafare. Vogliamo smettere di fumare? Non tagliamo da un giorno all'altro tutte le 20 sigarette che solitamente fumiamo. Ma scegliamo di iniziare a fumare da dopo ora di pranzo ad esempio. Il cervello così si abituerà piano piano alla novità". E ricordiamoci sempre che per cambiare la mente ci vuole del tempo, bisogna essere pazienti. "Molti sono erroneamente convinti che per creare nuove abitudini bastino 21 giorni, in realtà oggi sappiamo, come ha confermato uno studio pubblicato sull'European Journal of Social Psychology, che ci vuole molto più tempo. Il range va da 18 a 254 giorni. La mediana ci dice che la maggior parte delle persone ha bisogno di almeno due mesi per abituarsi a una nuova routine". A contare ovviamente però sono anche alcune caratteristiche personali, come la plasticità cerebrale. In generale, più routine o abitudini stabiliamo, più impariamo, e maggiore plasticità cerebrale sviluppiamo. "Ci sono persone più propense a ‘esplorare' che sono sempre alla ricerca di novità (si definiscono novelty seeking) e altre invece che fanno fatica a buttarsi in situazioni nuove. Un altro tratto che ha a che fare con le abitudini è la persistenza: si tratta di persone che per natura sono più portate a ripetere un'azione e portare avanti un obiettivo. Un altro tratto è l'evitamento del danno: chi ha un basso evitamento del danno sarà più propenso a sviluppare nuove abitudini perché ha meno paura delle conseguenze negative". Se vogliamo riconfigurare la nostra mente, cambiare routine, ricordiamoci però sempre che cadere è parte del processo. "Non demoralizziamoci. Cerchiamo di rialzarci in fretta senza gettare la spugna". 

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