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Paralimpiadi Rio 2016, Assunta Legnante vince l’oro nel lancio del peso

Ancora un successo per l’azzurra, sempre oro da Londra 2012 ad oggi, assieme a due Mondiali ed un Europeo. “Sono strafelice, come capitano volevo dare il buon esempio”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Ancora un successo per l'Italia alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro: Assunta Legnante ha infatti vinto l'oro paralimpico nel lancio del peso categoria F11-F12 (non vedenti ed ipovedenti). L'atleta napoletana di Frattamaggiore, già oro paralimpico a Londra 2012 con il risultato di 16,74 metri, ha bissato la medaglia d'oro vincendo anche a Rio 2016, con la distanza di 15,74 metri. Nonostante una stagione difficile a causa di problemi alla schiena, è arrivato così l'ennesimo successo per la campionessa azzurra, che del resto nel lancio del peso ha sempre raccolto soddisfazioni enormi: oro a Londra 2012, oro ai Mondiali di Lione 2013, oro agli Europei di Swansea 2014 (vinto assieme a quello nel lancio del disco) ed oro ai Mondiali di Doha 2015.

Insomma, nel lancio del peso Assunta Legnante vince ininterrottamente dal 2012: alle Paralimpiadi di Rio ha superato di misura l'uzbeka Safiya Burkhanova (15,05 metri) e la messicana Rebeca Valenzuela Alvarez (13,05 metri), finite sul podio assieme a lei. “Sono strafelice perché da capitano dovevo dare il buon esempio: per il resto, quanto me la sono sudata!", le sue prime parole dopo il successo iridato a RaiSport, "adesso finalmente posso piangere dal dolore. Il problema non è ancora risolto anche se ringrazio tutto lo staff medico che mi ha seguito fin qui. Questa medaglia è un po' di tutti. Non mi aspettavo una misura del genere, è stata subito gara vera", ha proseguito la Legnante, "già nel primo getto ho messo le distanze giuste per l'oro. Ora sono anche mamma e questa medaglia è soprattutto per i miei due figli nati a febbraio. Non ho vissuto molto bene questa Paralimpiade a causa del dolore, sono in piedi ma soffro. Non vedo l’ora di tornare a casa e rimettermi pienamente in sesto perché quei 18 metri non sono irraggiungibili, visto che ne ho fatti 16 con una schiena così". Poi l'atleta azzurra ha concluso: "A volte non mi rendo neanche conto di essere diventata cieca. Dopo poco ho perso mia madre e dopo pochi mesi c’è stata Londra. In quel periodo non ho realizzato. In questi quattro anni l'ho fatto, mi sono resa conto che questa realtà mi appartiene e la so gestire bene. Questo anche grazie a tutti quelli che mi stanno vicino. Grazie a Nadia Cecchini che è molto di più di un’allenatrice e una guida".

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