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La Ferrari si arrende e ritira la minaccia di lasciare la Formula 1: ha vinto la Red Bull

La Ferrari costretta ad arrendersi nell’ultima battaglia politica in Formula 1: la casa di Maranello ritira la minaccia del clamoroso addio alla F1. La Red Bull ha vinto.
A cura di Michele Mazzeo
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La battaglia politica che ha infiammato la Formula 1 subito dopo la conclusione del Mondiale 2022 si avvia verso la conclusione. La Ferrari, che in un primo momento aveva addirittura minacciato di lasciare il Circus, sembra infatti essersi arresa ed è pronta a sottoscrivere il nuovo regolamento sui motori F1 che entrerà in vigore a partire dal 2026. Di fatto dunque si tratta di una vittoria per la Red Bull che potrà vantare lo status di "nuovo motorista" e sfruttare tutti i vantaggi che ne conseguono.

Al 1° dicembre 2022, allo scadere della proroga per le iscrizioni come fornitori di power unit in Formula 1 per il 2026 (resasi necessaria poiché al momento della prima scadenza, fissata al 15 ottobre 2022, solo Audi Formula Racing che fornirà motori alla Sauber risultava ufficialmente iscritta) soltanto la casa di Maranello non si era ancora iscritta come motorista per la nuova era della F1. La dura presa di posizione del Cavallino, in un primo momento, aveva portato all'esclusione di quest'ultimo dalla riunione dell'Engine Advisor Committee della Formula 1 (il summit tra i fornitori di Power Unit F1) tenutasi lo scorso 15 dicembre alla quale poi però la Ferrari ha preso parte.

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Dopo quella riunione la spaccatura sembrava insanabile: la governance del Circus e gli altri motoristi della F1 non sembravano intenzionati a fare passi indietro e, di contro, la Ferrari non voleva cedere sul fatto che Red Bull Powertrains Limited fosse considerata un nuovo costruttore e avesse pertanto le agevolazioni che vengono concesse ai fornitori di motori appena entrati nel Circus (ore di test al banco dinamico in più e una spesa extra complessiva rispetto al budget cap di 25 milioni di dollari nel triennio 2023-2025: 10 milioni nel 2023, 10 nel 2024 e 5 nel 2025).

Secondo la casa di Maranello difatti, pur avendo rinunciato formalmente ai diritti di proprietà intellettuale della Honda, la neonata fabbrica di propulsori della scuderia austriaca (che vanta già un enorme know-how per quel che riguarda la F1) non poteva essere trattata al pari di chi sta facendo il suo ingresso per la prima volta in Formula 1 (per esempio come Audi).

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Alla fine però, essendo rimasta sola e non avendo trovato alcun alleato in questa sua battaglia politica (né Mercedes, né Renault hanno difatti sostenuto le argomentazioni addotte dal Cavallino), la Ferrari sembra essersi definitivamente arresa alla volontà di tutti gli altri protagonisti del Circus e decisa quindi ad ammorbidire la sua posizione, ritirare la minaccia di quello che sarebbe stato un clamoroso addio alla Formula 1 (alla quale partecipa fin dalla prima edizione del Mondiale) e sottoscrivere la registrazione come produttore di power unit per il 2026 accettando quindi il nuovo regolamento tecnico (ottenendo però in cambio qualche aggiustamento) e, di conseguenza, il riconoscimento dello status di "nuovo costruttore" (e i vantaggi che ne conseguono) alla rivale Red Bull. Una decisione che, come vi avevamo anticipato, era già stata presa prima ancora che il nuovo team principal Frederic Vasseur si insediasse a Maranello.

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