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Testata all’avversario a gioco fermo è reato, la decisione della Cassazione: “Lesioni personali”

Per la Cassazione, la testata all’avversario a gioco fermo durante una partita di calcio non è giustificata dall’attività sportiva.
A cura di Marco Beltrami
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I calciatori dovranno pensarci un'ulteriore volta in più prima di commettere sciocchezze in campo. Una testata rifilata ad un avversario infatti potrebbe costare molto caro e non solo in termini di provvedimenti sportivi. Colpire in questo modo un giocatore dell'altra squadra infatti è reato di lesioni personali.

Il più celebre caso simile è quello senza dubbio che ci riguarda da vicino, con il famoso colpo proibito di Zidane a Materazzi in occasione della finale dei Mondiali del 2006 Italia-Francia. In quel caso il francese non la passò liscia con l'espulsione, e il difensore si "accontentò" di festeggiare con gli azzurri il trionfo iridato. Le cose sono andate molto diversamente nelle scorse settimane, quando durante una partita un giocatore a palla ferma aveva colpito un avversario con una testata talmente violenta da spedirlo all'ospedale.

Il direttore di gara non si era accorto di nulla, in quanto la sua visuale era coperta e per questo non ha sanzionato l'autore del brutale fallo nonostante il polverone sollevato dalle proteste dei compagni del calciatore colpito. La questione è finita sul tavolo prima di un giudice di pace di Macerata e poi della Cassazione.

Secondo la difesa dell'imputato, il mancato provvedimento disciplinare incassato avrebbe dovuto scagionarlo da ogni accusa. E invece i giudici della Cassazione hanno ritenuto "la volontarietà delle lesioni in ragione della fase di gioco fermo", con esclusione che il colpo sia stato "frutto del solo agonismo sportivo". come riportato dalla sentenza diffusa dallo studio Cataldi e letta dall'AGI.

Anche nel caso di azione di gioco, non può certo rientrare nella "scriminante sportiva" indiscriminatamente "tutto ciò che avvenga in campo, sia pure nei tempi di durata regolamentare dell'incontro". Il colpo proibito insomma è costato al calciatore un'ammenda di 3mila euro. Dunque prendere a testate un avversario su un campo di calcio è reato di lesioni personali quanto tutto è avvenuto "senza che vi sia stato alcuno scontro verbale o litigio con l'imputato nel corso del gioco"

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