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Marcolin: “Mio padre devastato dal Coronavirus, non avrò la possibilità di dargli un bacio”

Il papà di Dario Marcolin, ex centrocampista e oggi allenatore e talent per la tv, è morto a causa del Coronavirus, qualche giorno fa. Marcolin ha voluto raccontare gli ultimi giorni del padre, che aveva 75 anni: “Questa esperienza è stata devastante, mi ha lasciato un vuoto immenso. Non avrò la possibilità di dargli un bacio sulla fronte.
A cura di Alessio Morra
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Tra le tante vittime del Coronavirus purtroppo c'è anche il papà di Dario Marcolin, ex centrocampista, che oggi è un allenatore e anche un apprezzato talent in tv. Marcolin ha voluto raccontare il suo dolore, ha parlato del tanto affetto che ha ricevuto dal mondo del calcio e ha voluto condividere il triste percorso del papà che nei primi giorni di malattia non è stato accolto in ospedale ed è stato rimandato a casa:

Prima un pò di febbre. Era un soggetto a rischio, e non solo perché aveva 75 anni. Pesava centocinquanta chili, era un omone di oltre un metro e ottanta e soffriva di ipertensione. Il virus ha trovato terreno fertilissimo. Nei primi giorni quelli dell’ospedale ci avevano suggerito di monitorarne le condizioni a casa. Al quarto giorno di febbre, 39 e mezzo, quaranta, mio fratello, che lavora nella cosmetica, si è fatto dare dalla socia la macchinetta che misura la saturazione dell’ossigeno nel sangue. Il valore minimo è 92, mio padre aveva 78. Quando l’abbiamo comunicato all’ospedale, sono andati a prenderlo immediatamente.

Non avrà la possibilità di dare a mio padre un bacio sulla fronte

L'evoluzione della malattia è stata rapida. Marcolin ha raccontato delle ultime telefonate, sempre più rapide, prima della fine. I medici erano stati chiari, c'erano poche possibilità di sopravvivere. Ma quando arriva il momento non si è mai preparati, dice giustamente Marcolin che si sente molto vicino a tutti coloro che hanno in famiglia un caro che sta lottando contro il Coronavirus:

Riuscivamo a sentirlo con una certa frequenza, si toglieva la mascherina di Venturi, quella per l’ossigenazione, e ci parlava. Pian piano le telefonate si sono diradate e accorciate. Gli ultimi due giorni non ha più risposto, era sensibilmente peggiorato. Chiamavamo il reparto e le risposte erano “è stabile”, “non bene”, infine “non è cosciente”. Una discesa inarrestabile. Quando abbiamo chiesto se fosse questione di ore o di giorni, ci hanno detto “di ore. Eravamo preparati al peggio. Ma il peggio non è mai come te lo immagini. Io ero andato a trovarlo a casa a inizio febbraio, non avrò nemmeno la possibilità di dargli un bacio sulla fronte. Nelle nostre stesse condizioni si trovano tutti quelli che hanno perso qualcuno che amavano. Non incolpo nessuno, non è una situazione normale quella che stiamo vivendo. E Gianca era così solare.

L'affetto del calcio per Marcolin

Tutto il mondo del calcio si è stretto attorno a Dario Marcolin, che nell'intervista al ‘Corriere dello Sport' ha ricordato tutti quelli che lo hanno chiamato e che gli sono stati vicini in questo difficile momento:

Raccontarlo mi fa bene, nel giro di poco tempo sono passato dal grande pieno a un immenso vuoto. Dopo che si è saputa la notizia ho avuto più di mille messaggi, ho risposto a tutti, non ho avuto nemmeno il tempo di avvertire l'assenza. Il primo a chiamare è stato Mancio, poi Sinisa, loro lo conoscevano. Poi Totti, Pancaro, Favalli, Cosmi, Costacurta, Tare, Ciro Ferrara, quelli di Sky, i tifosi di Lazio e Napoli.

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