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L’ultima trovata del Liverpool sui rigori: il calcio inglese è avanti anni luce rispetto all’Italia

Sabato scorso il Liverpool ha battuto il Manchester City aggiudicandosi il Community Shield grazie ad un calcio di rigore segnato da Salah. Se pensate che un penalty sia semplicemente la sfida tra un giocatore che lo tira e uno che cerca di parlarlo, la squadra di Klopp ha dimostrato che al livello più alto possibile non è così…
A cura di Paolo Fiorenza
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Sabato scorso il Liverpool ha battuto il Manchester City nel Community Shield – l'equivalente della Supercoppa tra le vincitrici di campionato e coppa nazionale – battendo gli acerrimi rivali della scorsa stagione per 3-1. Una sonora batosta che ha mostrato come l'inserimento di Haaland nella macchina di Guardiola sia ancora da registrare, al netto del clamoroso errore del bomber norvegese in pieno recupero. Andati in vantaggio con Alexander-Arnold e poi raggiunti dal nuovo acquisto dei Citizens Julian Alvarez, i Reds si sono imposti infine con le reti di Salah su rigore e del nuovo arrivato Darwin Nunez a tempo quasi scaduto.

Il Liverpool ha vinto il primo trofeo della stagione, il Community Shield, battendo 3-1 il Manchester City
Il Liverpool ha vinto il primo trofeo della stagione, il Community Shield, battendo 3-1 il Manchester City

La partita ha girato all'83', quando il penalty concesso al Liverpool dopo l'intervento del VAR ha mostrato cosa significhi essere una squadra che ambisce al livello più alto possibile, un team in cui anche il più piccolo dettaglio non è lasciato al caso, ma diventa l'occasione per massimizzare le chance di vittoria. Dunque anche un calcio di rigore nella squadra di Klopp è più della semplice sfida personale tra chi tira il penalty e il portiere che cerca di pararlo, trasformandosi in un lavoro di gruppo, in cui anche altri compagni sono chiamati a dare il proprio contributo. In che modo? Lo ha spiegato con una serie di tweet ed immagini a corredo il famoso psicologo dello sport Geir Jordet.

Appena l'arbitro fischia il penalty, l'obiettivo diventa proteggere il rigorista da qualsiasi gioco mentale dei giocatori del Manchester City o da altre distrazioni mentre Salah si fa avanti per mettere il pallone sul dischetto e cercare di battere Ederson. L'analisi di Jordet mostra quanto siano preparati gli uomini di Klopp a gestire con rapidità di pensiero ed azione quei concitati momenti, in cui il tiratore designato deve cercare di mantenere la concentrazione massima. "Il Liverpool mantiene l'approccio di squadra ai calci di rigore della scorsa stagione, dove isola e protegge il rigorista dai potenziali giochi mentali dell'avversario – scrive lo psicologo – Salah può quindi concentrarsi liberamente sul suo tiro".

"Quando i giocatori del City iniziano ad avvicinarsi al rigorista, Thiago ed Elliott accorrono immediatamente per tenerli lontani da Salah. Thiago si prende cura del portiere Ederson, mentre Elliott copre le spalle di Salah. Infine Thiago accompagna via i giocatori del City", continua Jordet, che spiega come questa tattica sia stata già adottata nella scorsa stagione, col capitano Jordan Henderson a giocare un ruolo chiave: "Normalmente Henderson è la principale guardia del corpo dei rigoristi del Liverpool, da solo o affiancato dai compagni di squadra. Questo è iniziato la scorsa stagione contro Martinez e l'Aston Villa. A volte Henderson si è preso questa responsabilità da solo, come contro il Brighton. Altre volte Henderson ha guidato una strategia concertata in cui i giocatori assumevano ruoli diversi. Il fatto che altri giocatori siano riusciti a sostituire Henderson mostra chiaramente che questa è una strategia di squadra deliberata in questa stagione. Sarà interessante seguirla".

La tattica del Liverpool per proteggere Salah, evidenziata da Geir Jordet
La tattica del Liverpool per proteggere Salah, evidenziata da Geir Jordet
Contro il Brighton era toccato al capitano Henderson guidare le operazioni di protezione del rigorista
Contro il Brighton era toccato al capitano Henderson guidare le operazioni di protezione del rigorista

Sabato scorso il capitano del Liverpool è stato richiamato in panchina a 17 minuti dalla fine e sostituito da Harvey Elliott. Il 19enne esterno offensivo ha capito subito quale fosse il suo ruolo quando è arrivato il momento di difendere Salah al momento del rigore, piazzandosi alle spalle dell'egiziano, prova che non si è trattato di una mossa improvvisata, ma che l'intera squadra è a conoscenza del piano ogni volta che viene assegnato un penalty.

In tutte le attività d'élite, incluso lo sport al più alto livello, niente viene lasciato al caso: abbassare i margini legati all'imponderabile e prendersi tutti i vantaggi possibili – anche quelli più piccoli – può spostare la bilancia a proprio favore quando la sfida è equilibrata e si decide su alcuni momenti cardine. La squadra di Klopp, che ai rigori l'anno scorso ha vinto sia la FA Cup che la Coppa di Lega, sembra decisamente all'avanguardia da questo punto di vista, quando si tratta di utilizzare la scienza comportamentale per organizzare il proprio modus operandi.

Come evidenzia Jordet, anche l'anno scorso accadeva lo stesso: qua è contro il Watford
Come evidenzia Jordet, anche l'anno scorso accadeva lo stesso: qua è contro il Watford

Del resto lo stesso Klopp, dopo il successo nella finale di Coppa d'Inghilterra, aveva rivelato che il club del Merseyside lavora da un po' di tempo al fianco di una società di neuroscienze con sede in Germania per cercare di perfezionare il proprio approccio ai rigori: "Lavoriamo insieme a un'azienda, il loro nome è Neuro11. Ci hanno contattato due anni fa. Uno di loro è un neuroscienziato e ha detto: ‘Possiamo allenare il calcio di rigore'. Davvero. E io ho detto: ‘Sembra interessante, vieni qui'. Insieme a Neuro11 siamo in grado di allenare in modo specifico le capacità mentali e la precisione di tiro dei nostri giocatori direttamente sul campo, in un modo che finora non era possibile per noi. Visto che la forza mentale gioca un ruolo così importante ai massimi livelli, siamo entusiasti di lavorare insieme a questi ragazzi. I giocatori ne sono davvero entusiasti. Lavoriamo su giocatori specifici in relazione ai calci piazzati. Tutto viene misurato, sono neuroscienziati ed è incredibilmente interessante e importante per noi. Non si tratta solo di rigori, ma di tutti i tipi di calci piazzati: calci d'angolo, punizioni, punizioni dirette, cross e tutto questo genere di cose".

Jurgen Klopp con la medaglia della vittoria nel Community Shield
Jurgen Klopp con la medaglia della vittoria nel Community Shield

Non solo lavoro di squadra, dunque, ma anche focus sulle potenzialità abbinate della mente e del corpo del singolo, per prepararlo ad attingere a tutte le sue risorse quando si tratta di tirare un calcio piazzato. Peraltro il Liverpool non è l'unica squadra di vertice inglese ad adottare strategie di questo tipo. Nello scorso febbraio, il Chelsea ha vinto il Mondiale per Club battendo in finale il Palmeiras nei tempi supplementari grazie ad un rigore segnato da Havertz. Anche in quel caso la squadra mise in atto un lavoro di gruppo per proteggere il rigorista dalle distrazioni portate dagli avversari: nell'occasione fu Azpilicueta a prendersi il pallone, facendo credere ai brasiliani che fosse lui il tiratore designato, mentre Haverzt faceva lo gnorri concentrandosi da tutt'altra parte. Anche quella volta fu Geir Jordet ad evidenziare la vicenda su Twitter, spiegando come "un calcio di rigore è una performance di squadra". In Italia non si è mai visto nulla di tutto questo, il che spiega anche perché siamo decisamente indietro il calcio inglese: si parla spesso di potere di spesa diverso dei club, ma evidentemente c'è molto altro dietro la superiorità della Premier League.

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