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L’ordine di Lippi ai giocatori ai Mondiali 2006: “Al mio via abbassate tutti i pantaloncini”

L’ex ct ha ricordato un aneddoto tratto dalla cavalcata mondiale, davanti agli studenti dell’Università degli studi internazionali di Roma: “Fu la dimostrazione di cos’era quel gruppo fantastico”
A cura di Alessio Pediglieri
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Sui Mondiali di Germania 2006 quando si parla di Italia si sprecano ogni volta aneddoti, ricordi e retroscena. In tutti i sensi dei termini, anche quelli letterali perché a rivivere quei momenti epocali per la nostra nazionale azzurra ci ha pensato ancora una volta l'ex ct campione del mondo, Marcello Lippi che si è divertito di fronte ad una platea insolita nel rievocare quei giorni di gloria e di goliardia, che resero un onesto gruppo di giocatori, i più forti al mondo.

Lo ha fatto davanti a decine di studenti nell'Aula Magna dell'Università degli Studi di Roma-Unint nelle insolite vesti di relatore docente. Così il "professor" Lippi ha tenuto incollati ala proprio posto i ragazzi che hanno invaso la sala per poter ascoltare una analisi su la "Leadership, sport e valori di gruppo", una lezione che non ha mancato di avere anche qualche stralcio "off topic" che ha divertito i presenti con particolari anche pruriginosi. Come quando ordinò nel bel mezzo di un allenamento, ai propri giocatori, di fare una cosa molto particolare.

La festa azzurra a Berlino nel 2006 dopo la vittoria sulla Francia in finale
La festa azzurra a Berlino nel 2006 dopo la vittoria sulla Francia in finale

Proprio quando il Mondiale era entrato nel vivo e l'Italia si stava giocando l'accesso alla finale di Berlino contro i padroni di casa della Germania, tra dubbi e tensioni, Marcello Lippi fu anche soggetto ad un senso di persecuzione a tal punto che credeva che la nazionale tedesca avesse mandato di nascosto dei fotografi a spiare gli allenamenti azzurri: "La mattina della semifinale con la Germania ho visto dei lampi di luce venire da una pinetina e ho avuto il sospetto che qualche fotografo si fosse appostato e ci spiasse" racconta Lippi. "Allora ho detto ai giocatori di fingere di giocare e di mettersi tutti in fila, con le spalle al boschetto". Il motivo? Presto svelato: "Al mio via si sono chinati e hanno tirato giù i pantaloncini a mostrare il … Ci siamo divertiti ed il fatto che non siano uscite foto è la dimostrazione che mi sbagliavo. Ciò in cui non mi sbagliavo era la serenità e l'affiatamento che stava vivendo il gruppo, una caratteristica indispensabile per vincere".

Anche da quei piccoli particolari si era cimentato il gruppo azzurro poi arrivato all'apoteosi nella finale contro la Francia. Il giusto corollario di un cammino che aveva già però segnato la squadra oramai conscia nel profondo delle proprie capacità: "Le pur necessarie capacità tecniche non bastano se non c'è l'armonia della squadra. L'allenatore più bravo non è il più competente, ma quello che riesce a creare il gruppo". Un gruppo che regalò una emozione straordinaria in un'estate in cui si usciva dall'inferno di Calciopoli, in un momento storico-sportivo in cui il nostro movimento era vicino al collasso: "Fu qualcosa di meraviglioso" sottolinea Lippi. "C'erano tanti italiani che venivano sotto il nostro albergo a chiederci di vincere. C'è stata anche la componente fortuna, che non guasta mai, ma l'emozione di regalare alla gente un Mondiale è davvero unico". E che non potrà più riaccadere almeno fino all'edizione 2026…

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