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La prima partita dell’Italia senza Vialli: tutto quello che ha dato agli azzurri (e ora mancherà)

Italia-Inghilterra sarà la prima partita della Nazionale dopo la morte di Gianluca Vialli, che è stato un calciatore straordinario e che negli ultimi anni è stato capo delegazione azzurro al fianco dell’amico fraterno Mancini.
A cura di Jvan Sica
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Il sentimento che provano tutti i calciatori azzurri, soprattutto quelli che erano nel gruppo che ha espugnato Wembley e ci ha dato il secondo titolo europeo della nostra Nazionale dopo 55 anni di attesa, è stato espresso con poche parole da un post di Gigio Donnarumma sui social. Nel video si vede Gianluca Vialli che gli corre incontro al termine di una partita di quell’Europeo e lo abbraccia. La didascalia recita: “Manchi… e in questi giorni ancora di più”. E non manca solo a Donnarumma e a quelli che saranno per sempre i suoi “Ragazzi del 2021”.

Manca prima di tutto all’artefice di quella vittoria, all’uomo che ha guidato un gruppo assolutamente non pronosticato alla vigilia. Sarà la prima partita che Roberto Mancini allenerà senza più il suo amico, compagno, confidente nonché occhio, bocca, cuore e anima all’interno del gruppo.

Mancherà tantissimo anche a tutti tifosi della Nazionale e, possiamo dirlo senza sbagliare anche se la critichiamo e la guardiamo spesso male, anche a tutti gli italiani. Gianluca Vialli per l’Italia c’è sempre stato e ha fatto di tutto per fare grande gli Azzurri. Quest’ala sinistra che da Cremona era passato alla Sampdoria, Vicini pensa di schierarlo come centravanti nella sua spumeggiante Under 21. Vialli lo ripaga con 11 reti, di cui 4 nel Campionato Europeo del 1986. Ci porta fino in finale Gianluca e tutti noi ci innamoriamo di quella squadra.

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Passa poco e torna ad essere decisivo in maglia azzurra. Non lo è nel Mondiale del 1986, quando si trova in un cambio generazionale che lo travolge, ma il 14 novembre 1987, quando ci giochiamo con la Svezia, a Napoli, la qualificazione a Euro 1988. Sono suoi i due gol che ci danno quel torneo così importante per il nostro futuro. In Germania poi Vialli segna anche un gol favoloso contro la Spagna, ma sbatte con i suoi compagni contro l’ultima grande Unione Sovietica.

Passano due anni e arrivano le Notti Magiche. Viviamo sulla brezza leggera e calda di Totò Schillaci, ma che disdetta aver giocato il Mondiale dei sogni praticamente senza Vialli, con problemi fisici che lo hanno limitato e fatto giocare fuori forma. Quel Mondiale con un Vialli al 30% è forse il più grande rammarico della storia recente della nostra Nazionale.

Terminato il Mondiale, cambia il mondo. Arriva Arrigo Sacchi, l’uomo che ha cambiato il calcio. Vialli vive un momento complicato con la sua nuova squadra, la Juventus, Trapattoni lo schiera a centrocampo, Sacchi lo vorrebbe dentro l’area di rigore. Gioca poco con Sacchi. Si dice che a Eindhoven nel 1992, sotto 2-0 contro l’Olanda abbia chiesto a tutti di non seguire alcuni dettami di Sacchi. Vinciamo 2-3 grazie a un suo meraviglioso gol di testa, ma questa potrebbe essere stata la goccia a far traboccare il vaso. Vialli fa in tempo a segnare l’ultimo gol, a Malta, nella sua ultima partita con la maglia azzurra.

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La carriera da calciatore continua, vince la Champions League, diventa idolo in Inghilterra, inizia anche ad allenare mentre continua a giocare. Poi diventa un bravissimo commentatore tecnico e la Nazionale la sfiora sempre di striscio, come uno di quei vecchi amori che hanno fatto troppo male per riparlarne o magari rivederci.

L’unico modo per tornare in azzurro era farlo perché spinto da un’altra forma d’amore, l’amicizia viscerale che aveva con Roberto Mancini. L’11 novembre 2019 diventa capo delegazione della Nazionale del Mancio. Capo delegazione però non vuol dire nulla. Per quell’Italia Vialli era consigliere, amico di tutti, occhio esperto, esempio, totem, anima, intelligenza connettiva. Sapeva usare parole, gesti, sguardi e sussurri per il bene di tutti, per il bene della Nazionale. Tutti hanno visto quanto ha contato per la vittoria degli Europei 2021, tutti sanno quanto mancherà alla squadra, a Mancini, all’Italia.

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Siamo tornati al punto di partenza: la mancanza. Sarà la prima partita dell’Italia senza Vialli. Senza il calciatore, il dirigente e l’uomo che ha dato tutto per i colori azzurri. Per fortuna c’è un ricordo e un’immagine che ci accompagna e servirà ai calciatori del futuro (che in questo modo comprenderanno anche cosa viglia dire giocare per la maglia azzurra): quell’abbraccio dolcissimo tra Vialli e Mancini dopo la vittoria di Wembley. Guardando quell’immagine tutti i calciatori dovranno capire chi era Vialli e cosa ha fatto per l’azzurro, cercando di seguirne lo spirito.

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