La misteriosa storia pubblicata da Leao: usa solo tre emoji, a chi sono indirizzate
Una storia su Instagram criptica. Solo Leao che l'ha postata sa cosa significa. Per capire cosa abbia in testa e in animo si può solo abbozzare l'interpretazione più fedele possibile alla realtà dei simboli che sceglie per manifestare il proprio pensiero. Anzitutto, c'è una foto nella quale appare di spalle: l'immagine è tratta alla partita di Champions League giocata e pareggiata (0-0) contro il Newcastle martedì sera.
Non è casuale il riferimento, considerato il battage mediatico che s'è scatenato intorno al portoghese per quell'errore clamoroso commesso in piena area: invece di "spaccare la porta" (parole usate dal tecnico, Pioli) s'è avventurato in un dribbling in equilibrio precario e, quando ha capito che poteva più nulla, ha tentato un colpo di tacco maldestro dando una ‘zappata' al terreno.
Per la Uefa è stato il migliore giocatore della partita contro il Newcastle a San Siro, un giudizio che stride con quello espresso dai tifosi e dai giornali e, più ancora, non tiene conto dell'umore del calciatore: sarà spinto ad accettare quel premio perché non lo voleva. Fissato il contesto, si può passare alla seconda fase del ragionamento: che senso hanno quelle emoticon a corredo dell'immagine e a chi si riferisce?
Sembra di trovarsi di fronte a un rebus molto intuitivo che si articola sull'icona che dà l'idea di una bara, un blocco degli appunti e infine una linea tratteggiata verso il basso (come a indicare il crollo di qualcosa). Provando a orientarsi nel labirinto delle soluzioni possibili, al netto dei titoli che buona parte della stampa ha dedicato al calciatore, la deduzione può essere questa: una sorta di "maledizione" (in senso metaforico) rivolta ai giornali affinché le cose per loro vadano sempre giù, fino a veder precipitare le vendite.
Significato azzardato che fa il paio con un altro e pure tratteggia lo stato d'animo di Leao che ha messo una croce sopra a tutti coloro che parlano male di lui. Sta annotando tutte e , prima o poi, si vendicherà lasciando che a parlare sia il campo. È l'unico modo che ha per spazzare via il polverone di critiche e polemiche che lo ha investito (ma in questo caso in termini collettivi, per il disastro dei rossoneri nel derby) anche alla luce di quella sommessa esultanza che ha accompagnato la rete del 2-1 e più ancora della reazione nervosa, plateale avuta nel corso della sfida giocata con l'Inter quando il Milan ha subito il 3-1. Sbottò, sbracciò, inveì, scalciò il campo. Allora fu chiarissimo. Non servivano disegnini per intuire l'antifona.