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Kheira Hamraoui ha dovuto subire di tutto, lo sfogo dopo l’aggressione: “Ho pensato di morire”

La calciatrice del PSG vittima di una brutale aggressione e al centro di voci incontrollate tra calcio e gossip, rompe il silenzio e racconta tutto quello che ha dovuto subire.
A cura di Marco Beltrami
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"Zitti tutti, adesso parlo io". Sembra dire questo Kheira Hamraoui, la popolare calciatrice del PSG protagonista di una brutta storia, su cui le autorità stanno ancora cercando di fare chiarezza. La giocatrice nello scorso novembre è stata vittima di una brutale aggressione. Una vicenda torbida, che ha scatenato un vero e proprio effetto domino scoperchiando il proverbiale vaso di Pandora. Inizialmente gli inquirenti avevano arrestato la compagna di squadra Aminata Diallo, considerata l'organizzatrice dell'aggressione. Un errore visto che è stata poi appurata la sua innocenza, con le indagini che si sono sviluppate in un'altra direzione, quella dei motivi passionali.

Le frasi urlate dai malviventi che hanno aggredito Kheira ("andiamo a letto con gli uomini sposati?"), i retroscena sulla relazione con l'ex terzino e dirigente Abidal che hanno portato al divorzio di questo ultimo, e i rumours sulle storie tese nello spogliatoio della squadra femminile, con il coinvolgimento di quello maschile, hanno evidenziato un clima torbido all'interno della squadra della Tour Eiffel. Poche settimane dopo l'arresto di uomo, amico di una delle giocatrici colleghe della Hamraoui, quest'ultima ha finalmente rotto il silenzio. Come? In un'intervista al quotidiano transalpino L'Equipe.

Impossibile non partire dall'aggressione, e dal racconto di quanto accaduto in quella notte in cui tutto ha avuto inizio e che poteva costarle caro: "Ho subito un attacco con violenza brutale. Due uomini sconosciuti mi hanno tirato fuori dall'auto su cui viaggiavo per colpirmi alle gambe con sbarre di ferro. Quella notte pensavo davvero che sarei rimasta lì. Ho cercato di proteggermi il più possibile, ma ho urlato di dolore. È durato cinque minuti ed è stato straziante. Ho un ricordo molto doloroso". La calciatrice ne è uscita distrutta fisicamente, ma anche moralmente. Incredulità e incapacità di capire i motivi del tutto: "Ho condotto una vita tranquilla come professionista, insieme alla mia famiglia e ai miei amici. Oggi provo principalmente ingiustizia, ma anche tristezza. Sono tormentato da molte domande: ‘Perché io? Perché tanta violenza? Ho bisogno che tutto esca allo scoperto per potermi calmare'".

La Hamraoui non ha nascosto l'iniziale atmosfera particolare dello spogliatoio, rifiutandosi però di rispondere alle domande su Aminata Diallo, sulla quale ha detto tutto quello che pensa agli inquirenti: "Lo spogliatoio dopo il ritorno era molto chiuso. L'atmosfera era tesa. Le ragazze erano combattute tra incomprensione, paura e rabbia. La stragrande maggioranza mi ha sostenuto, come molti componenti dello staff del club. La mia guarigione sarebbe stata molto più difficile senza di loro".  Sono stati mesi molto difficili per la Hamraoui che è riuscita però a stare in silenzio, senza controbattere: "Sono stato oggetto di una campagna diffamatoria per destabilizzarmi. Questa volta è stato il mio turno. Ce n'erano altri in passato e domani ne indicheranno un altro. È triste e non è facile conviverci. Migliaia di giornalisti, fan, blogger o youtuber hanno parlato senza sapere nulla".

In conclusione una battuta sul caso Abidal, con la giocatrice che ribadisce che questa vicenda non ha nulla a che fare con l'aggressione: "Sono state dette molte cose false. Questo è servito ad alimentare la controversia, e la condanno. Chiedo un po' di decenza e che rispetti la mia privacy e vita privata. La questione Abidal non ha nulla a che vedere con questo caso o con l'aggressione di cui sono stato vittima. Penso che fosse una cortina fumogena progettata per tenerci lontani dalla verità".

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