Il VAR annulla il gol decisivo al 98′, la clamorosa protesta dei giocatori arriva sui calci di rigore
Clamorosa protesta dei giocatori durante la partita in Venezuela tra Deportivo Tachira e FC Caracas, nel "Grande Clasico" della Lega FutVe, conclusasi 1-1 e proseguita ai calci di rigore. Dove è accaduto l'incredibile con la squadra ospite che ha volutamente sbagliato tutti i tiri dal dischetto in contestazione al gol annullato durante i tempi regolamentari, per un fuorigioco ritenuto inesistente.
La clamorosa protesta dei giocatori del Caracas: tutti i rigori sbagliati e portiere fermo
Per capire chi avrebbe vinto tra Tachira e Caracas sono serviti i calci di rigore, in seguito al pareggio nei tempi regolamentari, visto che in caso di parità il regolamento prevede i tiri dal dischetto anche in campionato. Ma proprio dal dischetto è successo l'impensabile che ha sorpreso tutti: tifosi, avversari e telecronisti. I giocatori della squadra ospite hanno volutamente calciato il pallone lontanissimo dalla porta avversaria, sbagliando tutti i tiri a disposizione, mentre il proprio portiere è rimasto immobile davanti agli avversari che hanno potuto segnare praticamente a porta vuota.
Il motivo della contestazione, il gol annullato per presunto fuorigioco
La clamorosa protesta del Caracas, che ha scatenato anche l'ira del pubblico di casa che si è sentito oltraggiato dall'atteggiamento antisportivo dei giocatori in campo, è nata a seguito di feroci proteste avvenute al 98′ quando è stato annullato un gol – decisivo per la vittoria – da parte di uno degli assistenti dell'arbitro, per fuorigioco.
Una decisione molto dubbia, che non ha avuto conferme nemmeno dalla tecnologia con le linee tracciate sul campo che hanno lasciato più di una perplessità sia per la prospettiva sia per il loro posizionamento. Fatto sta che l'arbitro ha deciso di annullare la rete e ha espulso l'autore del gol che, già ammonito, si era tolto la maglia per esultare. Da lì è scoppiato il finimondo, con i giocatori del Caracas già furiosi per il pareggio dei padroni di casa, e per il quale avevano subito una precedente espulsione.