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Il Napoli manda il messaggio definitivo al campionato: esiste un solo modo per batterli

Napoli-Juve è stata una dimostrazione di bellezza ed efficienza della squadra di Spalletti davvero speciale. Un marchio sulla Serie A, non solo un punto di passaggio.
A cura di Jvan Sica
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A respirare l'aria in questi giorni post-natalizi, il Napoli era una squadra in crisi. Se uno da Marte o semplicemente dall’Honduras, dove non credo ci tengano tantissimo a quello che succede in Serie A, avesse visto quello che è accaduto dall’inizio dei Mondiali di calcio in poi, penserebbe a una squadra più o meno a metà classifica, se non ancora più giù. Tutto infatti è nato quando il Napoli già volava prima della sosta mondiale e tanti erano sicuri di una cosa, una sorta di dogma: “Dopo il Mondiale inizia un nuovo campionato e vedremo di sicuro un Napoli diverso”.

A questo poi si sono aggiunte tante altre verità: l’infortunio di Kvaratskhelia, il furto in casa a inizio novembre che lo avrebbe messo in difficoltà psicologica, l’incapacità di Osimhen di fraseggiare con i compagni, Kim che ha perso smalto, Meret che deve essere sostituito da un portiere di caratura internazionale e Mario Rui che è un pessimo calciatore. Mescolando tutto questo, il risultato era: il Napoli è stato un fuoco di paglia, adesso le grandi del Nord ne faranno un solo boccone.

Oggi, contro una Juventus in forma, contro una squadra che, come dice correttamente Spalletti, ha campioni veri, affermati e consapevoli della loro forza, tutti hanno fatto una prova magistrale.

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Meret è stato sicuro e ha salvato sul tentativo di autogol di Rrahmani. Andare al riposo sul 2-2 sarebbe stato molto complicato. I due terzini sono stati decisivi per vincere questa partita. La capacità di aggredire gli avversari che hanno sostenuto per quasi 100 minuti Di Lorenzo e Mario Rui (fin quando è rimasto in campo) è stata la chiave di volta della gara. La Juve non riusciva né ad uscire pulita con le mezzali né a innescare in velocità le ali perché i due laterali del Napoli hanno spento sul nascere ogni pensiero offensivo bianconero. L’unica soluzione era bucare Lobotka e Anguissa con uscite centrali e la palla su Di Maria, che ha giocato un’ottima partita ma dura solo 45 minuti.

I due centrali hanno giocato una buona partita ma non ottima e questo vuol dire che il duo Rrahmani-Kim può ancora di più alzare il livello. Le mezzali sono state forti nel pressing, ma il loro utilizzo principale è stato soprattutto nella capacità di uscire puliti con il palleggio, per far arrivare in velocità la palla ai due esterni. Lobotka ha dovuto più lottare che pensare ed è stato bravo anche in questa trasformazione.

E poi arriviamo all’attacco. Politano ed Elmas sono stati tatticamente perfetti. Spalletti aveva paura che il triangolo Kostic, Di Maria e Rabiot avrebbe creato molti problemi, come in parte è stato nel primo tempo. Il Napoli, anche grazie ai due esterni sinistri che si sono avvicendati, è riuscito a ingolfare in quella parta di campo il gioco bianconero, rallentandolo.

Osimhen ha fatto l’Osimhen, è difficile ormai difendere su di lui. Regge la marcatura, è più veloce dei suoi avversari, sa smarcarsi e si muove per tutto il tempo senza fermarsi mai. Se tanti altri Spalletti li ha un po’ trovati per caso, il centravanti nigeriano l’ha preso che aveva la terra attaccata alle faccette ed è stato lui a renderlo un diamante splendente ogni volta che scende in campo.

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E infine Khvicha Kvaratskhelia. Fin dall’inizio è stato un mistero. Non lo conosceva nessuno, aveva un corpo strano per giocare sull’esterno, aveva movimenti diversi da quelli classici di un’ala. Dopo l’infortunio, il furto, le partite con l’Inter e la Sampdoria giocate male era diventato un mistero nel mistero, forse un abbaglio, anzi per tanti un rapidissimo sole d’inverno. Invece Kvara non ha niente di misterioso, è un campione. Un mezzo gol, un gol, un assist, un altro assist, difensori letteralmente distrutti fisicamente per stare dietro a lui e Osimhen (ecco spiegati gli errori dei migliori difensori del torneo fino a oggi) non dicono ancora nulla. Dice tanto quella scintilla che accende in ogni cuore azzurro ogni volta che prende il pallone e i tifosi sentono che qualcosa sta per succedere.

Questa partita è un marchio, non solo un punto di passaggio o un salto di livello. Il Napoli, ancora non perfetto da un punto di vista fisico e atletico sarà questo fino alla fine. Gli altri potranno ancora vincere il campionato, ma bisogna giocare meglio di questa squadra. Giocare meglio e non solo vincere le partite.

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