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Gnonto racconta il grande dolore sportivo: “La mancata espulsione di Pjanic, scoppiai in lacrime”

Willy Gnonto è atteso dagli orali dell’esame di maturità: “Si pensa al calciatore come a uno sbruffone che sbaglia i congiuntivi, io mi impegno a comunicare in maniera corretta nella forma e nella sostanza”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Dopo la grande sbornia mediatica dell'esordio in Nazionale in Nations League, dove ha giocato tutte e quattro le partite di giugno realizzando anche il suo primo gol in maglia azzurra, Willy Gnonto ha dovuto incassare la delusione della mancata convocazione per la fase finale degli Europei U19 a causa del rifiuto opposto dal suo club, lo Zurigo, e poi ha affrontato gli esami di maturità, come è normale per un 18enne come lui.

La prossima settimana il giovane attaccante sosterrà gli orali, dopo aver già fatto gli scritti: "Italiano è andato bene – racconta ora alla Gazzetta dello Sport – ero tranquillo. Ho scelto la traccia su Oliver Sacks perché era un testo sulla musica e io sulla materia sono ferrato: nella mia playlist c'è di tutto, da Laura Pausini a Drake e Sfera Ebbasta. Matematica la temevo un po' di più. Si pensa al calciatore come a uno sbruffone che sbaglia i congiuntivi, io mi impegno a comunicare in maniera corretta nella forma e nella sostanza. Il calcio è seguito da tutti, dai bambini agli anziani. E non finisce in campo, c'è tutto il contorno fuori. Perciò, spiegare bene quel che succede intorno al nostro mondo e riguarda te, che di calcio vivi, è il punto di partenza".

Gnonto in azione contro l'Inghilterra
Gnonto in azione contro l'Inghilterra

Gnonto è davvero quello che sembra, un ragazzo con la testa sul collo che non vuole smarrirsi dietro la tante voci di mercato che ora circolano intorno al suo nome. Nelle ultime ore l'Hoffenheim sembra aver messo la freccia sul Feyenoord, la cui offerta tra i 4 e i 6 milioni è stata sdegnosamente respinta dal presidente dello Zurigo: "È una cifra ridicola, non siamo una bottega self service". Si era detto che il sogno di Willy fosse tornare all'Inter dove è cresciuto, ma a dire il vero c'è un'altra squadra che rappresenterebbe il non plus ultra per il ragazzo: "Il mio sogno è giocare nel Barcellona. Messi è il mio idolo, anche adesso che è al PSG. Ha fatto tantissimi sacrifici fin da quando ha iniziato, la sua famiglia lo ha sempre sostenuto anche se non era nelle migliori condizioni economiche. Non dimentica le sue origini, è uno tranquillo, la prima ragazza è diventata sua moglie, non è cambiato nel tempo: nella sua storia rivedo me stesso. E poi, in campo fa cose come nessun altro".

Per l'Inter c'è il tifo ed anche il ricordo di un grande dolore sportivo: "Quando sono arrivato a Milano non ero tanto tifoso, per me c'erano il Barcellona e Messi. Poi mi sono affezionato, e qualche volta ho pianto. Quando? Inter-Juve, aprile 2018, la partita della mancata espulsione di Pjanic per fallo su Rafinha. Per loro segnò Higuain quasi all'ultimo minuto e con quella vittoria misero le mani sullo Scudetto. Io ero a San Siro col mio amico Elio, e scoppiammo in lacrime. Quella sera diventai veramente interista".

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