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Donnarumma Superman, para tutto: l’Italia batte l’Ungheria, va in Final Four di Nations League

La Nazionale batte l’Ungheria a Budapest (0-2), ribalta il girone e chiude in vetta, conquistando la qualificazione alla Fina Four di Nations League. Segnano Raspadori e Dimarco, nella ripresa Donnarumma fa miracoli.
A cura di Maurizio De Santis
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Di mani, col piede di richiamo, tuffandosi da una parte all'altra. Tre interventi in una stessa azione in 6″ e altri ancora quando là dietro si balla. Con sei parate provvidenziali Donnarumma ricorda di essere il portiere della Nazionale campione d'Europa e alza il muro davanti all'Ungheria. Riflessi felini, il senso dell'uomo ragno che sa dove va la palla ed è lì, a smanacciarla fuori anche quando arriva in porta per un tocco galeotto di un difensore (Bonucci). È frustrante per i magiari: tiro, parata; colpo di testa, quasi gol poi spunta l'arto di Gigione (lo ribattezza così Marchisio) e l'urlo resta strozzato in gola.

Nella serata di Budapest l'Italia trova una vittoria bella, meritata, costruita col gioco e la capacità di soffrire, soprattutto nella fase centrale della ripresa quando i magiari mettono l'elmetto e vanno all'assalto corpo a corpo. A loro basterebbe anche un punto ma devono fare i conti con Gigio in versione Superman. Le reti di Raspadori e Dimarco (una per tempo) spediscono loro all'inferno e la Nazionale alla Final Four di Nations League, regalandole quell'orgoglio finito sotto i tacchetti per la mancata qualificazione ai Mondiali. A giugno, dal 14 al 18, in Olanda, gli Azzurri proveranno a portare a casa un trofeo. E non è poco considerato il contesto.

L'errore commesso dal portiere dell'Ungheria, Gulacsi: la palla gli scivola dalle mani e rischia l'autogol. Ma un difensore lo salva rinviando la palla sulla linea di porta.
L'errore commesso dal portiere dell'Ungheria, Gulacsi: la palla gli scivola dalle mani e rischia l'autogol. Ma un difensore lo salva rinviando la palla sulla linea di porta.

Incoraggiante. L'avvio di partita dell'Italia rispetta il copione e la necessità di fare risultato a tutti i costi. L'Ungheria in vetta al Gruppo 3 sa di avere due risultati su tre a disposizione e un piede e mezzo nella Final Four di Nations League, lascia che siano gli Azzurri ad avere l'iniziativa e sbaglia. Rischia di farsi male in almeno un paio di occasioni nel giro di dieci minuti per un errore del portiere, Gulacsi, che ha i guanti ‘sciovolosi' e su tiro-cross di Di Lorenzo quasi provoca un gollonzo alla Mai dire Gol (ma viene salvato sulla linea); perché Dimarco e il difensore del Napoli giocano alti e larghi, martellano ai fianchi dei magiari, hanno licenza di offendere e quando affondano il colpo fanno male davvero.

Là davanti Mancini sceglie la velocità, con Gnonto e Raspadori che mettono lo zampino nell'azione del vantaggio. L'Italia sale di giri, sembra tarantolata, è in palla, le riesce tutto: apre linee di passaggio e inventa spazi, Bonucci che ha il piede ‘educato' sopperisce a Jorginho ingabbiato, il gioco scorre fluido e sugli esterni, il pressing manda in bambola le ‘colonne' magiare. ‘Jack', con la complicità del compagno di reparto, graffia l'Ungheria e la mette dentro con freddezza. È rinfrancato, in fiducia: dopo la rete che ha spedito l'Inghilterra in Lega B, ci ha preso gusto e sfiora addirittura il raddoppio.

Raspadori controlla palla all'interno dell'area di rigore magiara, evita l'intervento di un difensore e fa gol.
Raspadori controlla palla all'interno dell'area di rigore magiara, evita l'intervento di un difensore e fa gol.

E L'Ungheria? Ha il torto di un atteggiamento attendista, si consegna all'avversario, non riesce mai a prendergli le misure né a imporre un cambio di ritmo. Si rende pericolosa, certo, lo fa con Szbozslai e Adam Szalai, che mette da parte le lacrime (è l'ultima gara nella selezione del suo Paese) e poi digrigna i denti quando c'è da lottare in area. Ma accade quando la Nazionale cala d'intensità e non è sempre impeccabile nel palleggio in situazioni del genere. E quando si va all'intervallo c'è addirittura il rammarico per non aver chiuso la prima frazione e la partita capitalizzando il maggior dominio del gioco.

Le parate di Donnarumma nella ripresa strocano le velleità di rimonta dell'Ungheria.
Le parate di Donnarumma nella ripresa strocano le velleità di rimonta dell'Ungheria.

La ripresa è una scarica di adrenalina. In sette minuti succede di tutto. Donnarumma si esibisce in una tripla parata vietata ai deboli di cuore e nega il pareggio, in azione di contropiede l'Italia trova il raddoppio con Dimarco (rete numero 1500 nella storia della Nazionale) che finalizza un'azione tutta in verticale su assist di Cristante. Manca il colpo di grazia. Manca tenere il sangue freddo. Serve resistere e soffrire perché l'Ungheria attacca con tutto il suo potenziale e fa valere la fisicità. Gigio prende in prestito la mano e il piede de dios, fa miracoli.

Mancini cambia, manda Scamacca (al posto di Jack) a mo' di corazziere, Pobega per Jorginho e sposta Cristante in posizione centrale. L'ordine è resistere, l'Italia ci riesce, prende fiato, regge alla sfuriata e sbuffa. Se la cava con molto mestiere e un pizzico di furbizia: Bastoni quasi la combina grossa per quella spinta in area che il Var non reputa da rigore. Il brivido lungo la schiena è una frustata. L'Italia ce l'ha fatta, è in Final Four.

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