Coronavirus, Malagò duro: “Il calcio non può pensare di fare una partita per conto suo”
Nuove dichiarazioni da parte del presidente del Coni, Giovanni Malagò sullo stato del mondo dello sport italiano, messo in ginocchio per l'emergenza da Coronavirus e, in particolar modo, sulla situazione attorno al calcio dove vige il caos più completo. Il problema principale è cercare di non rinviare ulteriori partite, pena il rischio di sospendere l'intera stagione.
Un rischio concreto visto che molte partite sono già state posticipate e non ci sono in calendario date disponibili per recuperare tutto in modo congruo, preservando la regolarità della competizione. Una situazione critica che potrebbe degenerare davanti alla possibilità di lasciare ancora fermo il mondo del calcio per frenare l'epidemia e conservare lo stato d'emergenza sanitaria.
Il ‘preoblema' calcio, solo uno dei tanti
In questi termini Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha parlato al "Tgcom24" evidenziando anche l'ipotesi estrema di una sospensione dell'intero campionato di calcio che rientra, per forza di cose, all'interno di un disegno più grande. "Il calcio non può pensare di giocare una partita per conto suo, fa parte di un intero sistema e deve adeguarsi". Stando alle ultime ordinanze e direttive, con scuole e attività ancora sospese, c'è il serio rischio che tutto si fermi: "Questa è la realtà, si sta lavorando per cercare di far ripartire il Paese, il calcio è solo uno dei tanti aspetti da considerare. Io non ho titolo per parlare del calcio, penso di averlo sullo sport in generale".
Il mondo dello sport ai piedi dell'epidemia
Il pensiero di Malagò è a 360 gradi, il calcio è un solo granello nella tormenta di sabbia che si è alzata con il Coronavirus e le misure restrittive adottate: "In giro per il mondo c'è la confusione più totale nello sport. Discipline fermate, gare rinviate, problemi di spostamento per gli atleti, richiesta di autorizzazioni, manifestazioni che vengono vietate, altre che si disputano senza spettatori. Solamente ieri a Milano si è giocato a basket, a porte rigorosamente chiuse tra Armani e Real Madrid. Il calcio? E' un problema ma non il principale"