Coronavirus, Eysseric: “Sampdoria-Verona non si doveva giocare, qui si rischia la vita”
Valentin Eysseric è stato ceduto in prestito all'Hellas Verona fino al termine della stagione da parte della Fiorentina, dove ha avuto più una difficoltà a esprimere il proprio talento. In queste settimane di pandemia, il talento francese sta vivendo nel suo appartamento veronese, mantenendo i contatti con l'esterno solamente via social e a distanza. L'attesa è quella di tutti: aspettare che il contagio diminuisca e si possa tornare piano piano alla vita di tutti i giorni. Ma in diretta con "Le Parisien", Eysseric trova anche il tempo di sfogarsi davanti alle scelte del governo e del calcio italiano: "La partita tra Verona e Sampdoria non doveva disputarsi!"
Verona e Sampdoria sono stati tra i primi club italiani a essere messi immediatamente in quarantena. Dopo la positività del giocatore bianconero Rugani, il primo in assoluto nel calcio professionistico della Serie A, proprio nella società blucerchiata si sono registrati diversi casi di contagio. L'ultima uscita stagionale era stata a Marassi, del 13 maggio scorso, per la partita tra i doriani e gli scaligeri che, con il senno del poi, potrebbe essere stato uno dei tanti ‘detonatori' della diffusione del virus.
Lo sfogo sulla partita Sampdoria-Verona
Per Eysseric, il pensiero è unico e chiaro: quel match, fatto disputare senza grandi misure restrittive a livello sanitario, potrebbe essere considerato parte della diffusione della pandemia. I giocatori erano inconsapevoli, non erano stati allertati, il grado di allarme non era ancora altissimo e tutti si erano messi a disposizione in base alle richieste formali di Lega e club: "L'unica avvertenza sono state le porte chiuse, senza spettatori, ma quella partita non si sarebbe dovuta giocare. Punto".
Il dubbio di un contagio ancora più vasto
Qualche giorno dopo il match, nella Sampdoria si sono registrati i primi casi di coronavirus e anche nel Verona con il compagno di squadra, Zaccagni: "A noi giocatori non è stato fatto il tampone, ci è stato imposto l'isolamento e di restare a casa in quarantena. Ma scommetto che se si fosse fatto, almeno 6 o 7 casi di positività si sarebbero scoperti, anche se forse asintomatici".
Il pensiero verso chi è in difficoltà
Lo sfogo di Eysseric continua pensando all'allarme mondiale e al rischio di vite in questo momento: "E'assurdo pensare ancora al calcio, quando la gente muore. Io resto a casa, spero lo facciano tutti, è essenziale. Sono fortunato, ho un appartamento grande, un piccolo giardino ma penso a chi è rinchiuso in casa piccola e sta vivendo ogni genere di disagio"