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Cori razzisti, cosa dice il nuovo regolamento e quali sanzioni sono previste

L’interruzione di 3 minuti avvenuta nella partita di campionato tra Atalanta e Fiorentina per atti discriminatori dagli spalti nei confronti del brasiliano di colore Dalbert ha messo in pratica le novità nelle norme già vigenti nell’articolo 62 della FIGC. Si può arrivare anche alla sospensione definitiva: ecco come e perché.
A cura di Alessio Pediglieri
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Razzismo. Una delle piaghe ancora evidenti del nostro calcio – e non solo. Ha fatto tanto discutere la sospensione temporanea della gara tra Fiorentina e Atalanta per i cori di stampo razzista a Dalbert, ex nerazzurro approdato in viola, brasiliano di colore. Una decisione presa dall'arbitro e comunicata ai giocatori per una gara interrotta 3 lunghissimi minuti. Solo successivamente all'ok del responsabile delegato dal Ministero dell'Interno è potuta riprendere.

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Una situazione – snellita e più pratica – figlia diretta delle nuove norme applicate dalla FIGC proprio riguardanti le questioni legate a cori o atteggiamenti di razzismo da parte dei tifosi nei confronti dei giocatori in campo. Il famoso articolo 62 delle norme federali che sono state modificate, in meglio, per cercare di tamponare maggiormente il problema sin sul nascere.

Quando si può interrompere una partita di calcio per atti di razzismo?

Le normative modificate permettono durante il match all'arbitro di intervenire direttamente per interrompere la gara, comunicando ai giocatori il motivo dello stop e permettendo a chi di dovere di intervenire perché la situazione a sfondo razzista venga meno. Contestualmente c'è anche l'informativa al pubblico per spiegare i motivi dell'interruzione (che finisce con il benestare del delegato del Ministero dell'Interno).

Quando una partita può essere sospesa per atti discriminatori?

Se invece, nella stessa partita, dopo una prima interruzione si dovesse arrivare ancora a episodi di razzismo si potrebbe decretarne la sospensione temporanea. Una decisione che in questo caso parte dal responsabile dell'ordine pubblico che comunica all'arbitro per mezzo dei suoi collaboratori lo stop. L'arbitro avvisa giocatori e pubblico e in questo caso la ripresa del match può avvenire unicamente ancora una volta via responsabile delegato dal Ministero dell'Interno.

Una partita può essere sospesa in modo definitivo?

A questo punto ci sarebbe il serio rischio di sospensione definitiva, un fatto previsto dal regolamento in atto e che scatta allorché la sospensione si dovesse prolungare – per un qualsiasi motivo – oltre il 45° minuto. In tal senso il direttore di gara presenterebbe debito referto da inviare agli Organi di Giustizia Sportiva che decideranno le conseguenze stabilite dall'articolo 17 del Codice di Giustizia Sportiva che portano alla sconfitta a tavolino della società i cui tifosi si sono macchiati del reato contestato.

Quali sono le conseguenze per le società?

Ogni atto discriminatorio porta allo scatto automatico di multe, chiusure di un singolo settore, obblighi di disputare partite a porte chiuse, squalifiche del campo a giornata o a tempo determinato fino ad arrivare all'esclusione o non ammissione al campionato della società.

Come le società possono non rispondere di atti discriminatori?

La società, suo malgrado coinvolta, potrà non rispondere degli atti discriminatori unicamente nel momento in cui diversi elementi si compissero contemporaneamente: adozione di modelli organizzativi di prevenzione, cooperazione con le forze dell'ordine, azione immediata per rimuovere la discriminazione, dissociazione degli altri sostenitori.

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