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Cannavaro: “In Cina vicini alla normalità. Giusto lo stop al calcio. Italia modello da seguire”

Fabio Cannavaro è tornato in Cina con il Guangzhou Evergrande, la squadra con cui da allenatore ha vinto il campionato l’anno scorso. E da lì ha parlato delle misure messe in atto dal Governo cinese e ha parlato anche di calcio: “Lo stop era inevitabile, l’Italia rappresenta un modello da seguire per la sua intransigenza”.
A cura di Alessio Morra
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Il Coronavirus ormai è un problema che riguarda tutta l'Europa, nessuno è immune. In Cina l'emergenza è quasi finita, anche se nessuno abbassa la guardia. Fabio Cannavaro, che vive e allena in quel Paese, è il tecnico del Guangzhou Evergrande, è tornato con la sua squadra proprio in Cina, dove c'è un graduale ritorno alla normalità. E Cannavaro ha parlato anche della situazione italiana.

La Cina va verso la normalità

Nell'intervista rilasciata al ‘Corriere dello Sport' Cannavaro ha detto che i pericoli restano. Lui i suoi giocatori e il suo staff sono stati messi in quarantena, essendo stati a lungo a Dubai, ma ha parlato della tolleranza zero dello Stato cinese che ha dato i suoi frutti e oggi in Cina si ricomincia a vivere:

C’è stato immediato ricorso alla tolleranza zero, che deve essere recepita anche da noi, senza superficialità, come stiamo facendo e come non riscontro in altri Paesi, che mi sembra abbiano reagito con discutibile leggerezza. Ma qui i controlli sono stati seri e rigorosi, c’erano controlli agli ingressi dei condomini, alle uscite delle autostrade, ho visto le ambulanze ai caselli e l’Esercito nelle strade deserte. Non hanno scherzato e ora si ricomincia lentamente ma gradualmente a vivere. Sono stati mesi duri, difficilissimi. Noi siamo appena rientrati a Guangzhou dal ritiro di Dubai e ci hanno sottoposto al tampone, prima di indurci ad un periodo di quarantena. Perché i pericoli restano, soprattutto per chi rientra da un periodo trascorso all’estero.

Il calcio doveva fermarsi, l'Italia è un modello

Ha parlato anche di politica il Pallone d'Oro del 2006 che plaude alle misure di polso adottate dal Governo e soprattutto afferma che giustamente il calcio si è fermato e ora tutti gli altri grandi campionati stanno seguendo l'esempio italiano. Oggi l'unica partita che conta vincere è quella con la vita.

Il Governo italiano si è mosso con polso, adesso, e mi permetto, da qui, di applaudire Vincenzo De Luca, il presidente della Campania, per il suo decisionismo: la gente deve capire che bisogna starsene rinchiusi in casa, come viene stabilito da chi ne sa più di noi. Non è ammesso alcun atteggiamento di incoscienza. Il calcio si è fermato era una scelta inevitabile, direi sacrosanta, e l’Italia ha finito per rappresentare il modello da seguire con la sua intransigenza. Qui l’unica partita che sta a cuore a chiunque si gioca con la vita di chi ha difese immunitarie più deboli e non è lontanamente ipotizzabile, come pure è accaduto sino a qualche giorno fa, di lasciar disputare avvenimenti a porte chiuse. La partita più importante è quella con la vita.

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