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Bologna a Roma, la prima dopo la morte di Mihajlovic: “Non è facile superare un dolore del genere”

Il tecnico, Thiago Motta, ha spiegato quanto siano stati difficili i momenti per la squadra e come sia stato necessario fare un percorso comune per elaborare un lutto che ha lasciato una ferita profonda.
A cura di Maurizio De Santis
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Il tecnico attuale del Bologna, Thiago Motta, ha parlato di come la squadra ha vissuto e vive la morte di Mihajlovic.
Il tecnico attuale del Bologna, Thiago Motta, ha parlato di come la squadra ha vissuto e vive la morte di Mihajlovic.

Mercoledì la Serie A torna in campo per la prima volta dopo la pausa per i Mondiali in Qatar. E non solo. Il Bologna, che sarà di scena all'Olimpico contro la Roma, lo farà con un animo e un sentimento speciali, un cuore in subbuglio e nella testa una preghiera per Sinisa Mihajlovic. Si riparte, nonostante tutto. In quel gruppo che adesso è nelle mani di Thiago Motta c'è molto del lavoro, quasi tutto, fatto dall'ex tecnico morto il 16 dicembre scorso a 53 anni dopo essersi sottoposto a trapianto e terapie per guarire da una grave forma di leucemia.

Mihajlovic non lo avrebbe mai lasciato, lo ha fatto solo perché a settembre dell'anno scorso venne esonerato dopo un avvio di stagione durissimo. Lui era convinto che avrebbe rimesso le cose a posto come altre volte aveva fatto in passato, sempre a Bologna. Ma la società aveva preso un'altra decisione: non fu facile tirare le somme e comunicarlo per tante ragioni e per il grande coinvolgimento emotivo, per il legame con lo stesso allenatore.

In conferenza stampa Thiago Motta ha parlato del percorso compiuto dalla squadra per affrontare il dolore per la scomparsa di Mihajlovic.
In conferenza stampa Thiago Motta ha parlato del percorso compiuto dalla squadra per affrontare il dolore per la scomparsa di Mihajlovic.

Ecco perché, quasi alla vigilia della sfida con i giallorossi, in conferenza stampa è quasi d'obbligo il riferimento all'allenatore che non c'è più ed è rimasto nel cuore di tutti. Ne ha parlato Thiago Motta, che ha spiegato anche quanto siano stati difficili i momenti per la squadra e come sia stato necessario fare un percorso comune per elaborare un lutto che ha lasciato una ferita profonda, perché profondo era il rapporto tra Sinisa e i suoi calciatori.

Non li ha mai lasciati soli, mantenendo la promessa che sarebbe rimasto sempre al loro fianco a ogni costo. Come accadde qualche anno fa, quando la sua sagoma sbucò dalla pancia del Bentegodi e lui si accomodò sulla panchina nonostante fosse visibilmente provato dalla malattia e dai primi effetti delle cure.

Una delle ultime partite di Mihajlovic sulla panchina del Bologna prima del suo esonero.
Una delle ultime partite di Mihajlovic sulla panchina del Bologna prima del suo esonero.

"La morte di Sinisa – ha ammesso Thiago Motta – è un momento che abbiamo vissuto e stiamo vivendo insieme consapevoli quanto sia difficile per i ragazzi, che hanno passato tanto tempo con una grandissima persona, un grandissimo giocatore e un grandissimo allenatore. Sinisa si è meritato tutto l'omaggio che gli è stato reso in una città, Bologna, alla quale ha dato tanto". 

Come si fa a dimenticare certe cose? Come si fa a mettere da parte i sentimenti? Un vecchio adagio dice che il tempo è la migliore medicina, ma non è sempre così e non sempre basta. "Abbiamo cercato nel modo più naturale possibile di andare avanti – ha aggiunto l'attuale tecnico del Bologna -. Come? Provando a vivere giorno dopo giorno nel migliore modo possibile. Ma non è facile lasciarsi alle spalle un dolore del genere".

Da un dolore all'altro. Thiago Motta è di origine brasiliana: la scomparsa di Pelé s'è aggiunto a caricare di tristezza questo inizio d'anno. "Dispiace tantissimo per quello che ha rappresentato nel calcio brasiliano e mondiale. Ricordo le parole di mio padre quando mi parlava di lui e mi diceva che era il miglior calciatore che avesse mai visto giocare. Per questo motivo andava a vedere le sue partite dal vivo ovunque potesse".

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