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Barella e Tonali simboli della guerra sportiva tra Inter e Milan: non è un derby come gli altri

La semifinale di ritorno che ha qualificato l’Inter alla finale di Champions League si è consumata in un clima di festa e fairplay. Nessuna tensione in campo né sugli spalti prima, durante e dopo il match.
A cura di Alessio Pediglieri
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Fra Inter e Milan è andato in scena martedì sera il quarto derby stagionale, sicuramente il più importante e decisivo dell'intera stagione, che ha decretato l'accesso alla finale di Champions da parte dei nerazzurri dopo 13 anni d'attesa. Meritatamente per quanto visto nei 180 minuti in campo, con una festa che è scoppiata in campo, sugli spalti di San Siro e in città. Senza esagerazioni o polemiche, confermando l'enorme rispetto tra giocatori e tifosi nella pur viva e cristallina rivalità sportiva che ha fatto del derby di Milano una stracittadina a suo modo, unica.

Lo spot del "vogliamoci bene" può essere riassunto in ciò che è andato in scena nel dopo gara da uno dei protagonisti più attesi – e contestati – Hakan Calhanoglu che è stato spesso oggetto di polemica e attriti tra le due tifoserie. Per il suo passato rossonero e soprattutto per un chiacchierato approdo in nerazzurro. Proprio lui, a fine partita ha cancellato qualsiasi pensiero che non fosse di felicità, sotterrando l'ascia di guerra e regalando complimenti alla sua ex squadra: "Per me è stato un periodo anche pesante per quello che è successo l'anno scorso, ma è il passato e fare sempre fuoco non va bene. Ho un bel rapporto con i miei ex compagni, ma anche con Massara e Maldini c'è rispetto. Questo è importante. Complimenti allo staff, ai miei compagni e ai tifosi, ma complimenti anche al Milan che ha fatto un bel lavoro. Oggi valeva tanto per noi, sono molto felice"

Parole di certo non scontate dopo le polemiche che erano nate durante i festeggiamenti rossoneri dell'ultimo scudetto, in cui il centrocampista turco era finito suo malgrado al centro di cori e riferimenti tutt'altro all'insegna del fairplay. Un profilo basso, invece, è arrivato proprio nel momento più alto, nel segno del rispetto verso i vinti, in una lezione di sportività che ha pervaso comunque l'intera semifinale tra le due squadre. In campo, c'è stato agonismo, anche qualche momento di pura tensione, così come nelle dichiarazioni delle vigilie di andata e ritorno, ma alla fine nn è accaduto nulla – soprattutto anche rispetto a 20 anni fa – celebrando nel modo migliore una festa che ha consacrato una squadra italiana finalista in Champions League.

Nella partita di martedì sera tanti i momenti in cui non si è andati oltre ad una sana rivalità cittadina, con alcuni atteggiamenti che hanno anche sorpreso gli stessi tifosi, pronti ad assistere a confronti diretti tra i vari giocatori. Tra tutti anche Theo e Dumfries, spesso a competere sulla stessa fascia, in passato già con duri faccia a faccia che avevano acceso gli animi dentro e fuori il campo.

O anche il duello in mediana tra Tonali e Barella che da tempo si contendono la leadership a centrocampo di miglior giocatore italiano con prestazioni importanti, cui si sono sempre più spesso affidati Milan e Inter per risolvere le partite. Anche loro, beniamini assoluti delle rispettive tifoserie,  hanno avuto incroci "pericolosi" nei 180 minuti, con qualche scintilla di troppo, ma che poi si è spenta, neve al sole nel ricordo di essere anche compagni di squadra in Nazionale e amici prima e dopo i fischi arbitrali.

Se in campo si è vissuto un clima di totale fairplay, lo stesso è avvenuto tra le tifoserie dove tra quella nerazzurra e quella milanista non ci sono stati momenti di tensione, né prima né soprattutto dopo, con i primi a festeggiare tra le vie della città e i secondi mestamente ritornando a casa. Anche questo, non da poco.

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