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Tutti i meriti di Pozzecco nell’impresa dell’Italbasket: non è stato solo teatro

Il Poz, troppo spesso preso di mira per l’esuberanza fuori dal campo, ha avuto un ruolo fondamentale in un successo già nella storia del nostro basket.
A cura di Luca Mazzella
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Il Poz in lacrime (FIBA)
Il Poz in lacrime (FIBA)

È vero, si parla “semplicemente” di un ottavo di finale europeo che non metteva in palio il trofeo e nemmeno un piazzamento da medaglia. Eppure, se si considera lo scarto tra le due squadre, la presenza tra i nostri avversari dei due MVP Nikola Jokic e Vasilije Micic, le aspettative che dal giorno zero vedevano la Serbia come indiscussa favorita alla vittoria finale e anche le critiche che dopo la sconfitta – la brutta sconfitta contro l’Ucraina in quel di Milano – lasciavano presagire alla maggior parte degli addetti ai lavori a una più o meno onorevole disfatta azzurra contro la squadra allenata da Pesic, quanto avvenuto domenica ha davvero dell’incredibile. Ed entra di diritto nella storia della pallacanestro italiana.

Il day after, a poche ore dall'impresa e dalle emozioni provate, non può quindi che essere un altro giorno di festa – anche quando non celebrato adeguatamente da una stampa sportiva sempre più disinteressata a tutto quello che non sia pallone. E per quanto la stragrande maggioranza dei media si sia giustamente focalizzata e si stia tuttora focalizzando sulle scene a dir poco teatrali che vedono protagonista Gianmarco Pozzecco, coach di cui fino a un’ora prima della partita venivano addirittura chieste le dimissioni per la clamorosa caduta casalinga contro l’Ucraina che aveva di fatto condannato gli Azzurri ad affrontare i giganti serbi.

In pochi hanno riconosciuto quanto, in un pomeriggio indimenticabile come quello di ieri, l'apporto emozionale e tecnico dato dalla Mosca Atomica sia stato fondamentale nel regalare prima di tutto quella incoscienza e quella spensieratezza necessarie tipiche della sua pallacanestro da giocatore. Perché se è vero che in tanti stanno puntando il dito contro la sua eccessiva foga durante e dopo la gara, sarebbe in totale malafede sostenere che questa squadra non abbia beneficiato a pieno dell'effetto Poz.

In tanti dettagli che emergono dalla partita, come il primo time-out chiamato sul primo vero strappo della Serbia – scappata a +9 nel primo quarto – il Poz mantiene la calma, invita i suoi ragazzi a "continuare a giocare così, perché stiamo facendo bene. E le partite non si vincono in 2 minuti". Un atteggiamento quasi inusuale e purtroppo offuscato dal resto.

Il Poz è un coach esuberante con modi di fare spesso sopra le righe, innegabile, e il più delle volte si dimostra genuinamente molto più tifoso dei suoi giocatori che semplice gestore. Ma il Poz ha anche il merito enorme di aver tramesso a tutto l'ambiente e a ogni singolo giocatore una grande serenità. L'exploit di Marco Spissu, fortemente voluto e difeso dal coach che più di tutti ha creduto in lui sin dai tempi di Sassari, dove i due hanno stretto un fortissimo legame, è una delle tante conseguenze positive del modo di gestire il gruppo di Pozzecco. Che con decisamente meno austerità e rigore di tanti suoi colleghi è stato capace di creare il mix giusto, abbattere un muro che sembrava francamente invalicabile.

Limitarsi all'aspetto mentale sarebbe però un altro errore. La decisione di utilizzare due playmaker contemporaneamente, Spissu appunto assieme ad Alessando Pajola, è una scelta che ha pagato tantissimi dividendi. Quella di affidarsi ad una pallacanestro poco cervellotica e molto basica, fatta di letture e reazioni alla ricerca del tiro migliore con uno stile decisamente più votato a segnare un punto in più degli avversari che a subirne uno in meno, cercando spesso la transizione e affidandosi con decisione al tiro da tre grazie anche alle caratteristiche dei suoi giocatori sono contenuti tattici che non devono finire in secondo piano rischiando di minimizzare il ruolo del Poz nella nostra vittoria.

"Tutti dicevano che siamo una squadra con pochi centimetri, ma mi avete visto? Quando ho iniziato a giocare a pallacanestro tutti a scuola mi dicevano perché lo fai? E ridevano. Non ho portato Marco Spissu perché è piccolo ma…Abbiamo scioccato il mondo, scioccato il mondo…" esclama a fine gara. Perché i suoi uomini, i suoi ragazzi, le sue scelte, sono state vincenti. E perché anche nella sua focosa e morbosa voglia di supportare il suo roster, il Poz ha creato la chimica giusta per una giornata che non dimenticheremo mai.

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