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Golden State Warriors straripanti con un grandissimo Curry, Celtics ko: NBA Finals in parità

Dopo un primo tempo tiratissimo la squadra di Steve Kerr spicca il volo nel terzo periodo e da lì non si volta più indietro. Questa volta la reazione di Boston non arriva, serie in parità.
A cura di Luca Mazzella
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Attenzione, sono tornati i Golden State Warriors…o forse non sono mai andati via. Davanti al solito calorosissimo pubblico del Chase Center Steph Curry e compagni annichiliscono una Boston in partita solo per i primi 24 minuti, prima di capitolare davanti al sontuoso terzo quarto dei padroni di casa, che con un perentorio 35-14 spaccano in due la gara e scavano un solco incolmabile per la squadra di Udoka, che testa seconde linee e difesa a zona fino al 107-88 che chiude la disputa. Le buone notizie per Golden State arrivano tutte da Steph Curry, autore di 29 punti e di una grande gara sulle due metò campo, e da quel Jordan Poole grande assente di gara 1 e in enorme difficoltà nel primo quarto, prima di esplodere letteralmente nel terzo scrollandosi da dosso la pressione delle prime Finals e guidando proprio con Steph il parziale che decide la partita, suggellato da un'incredibile tripla a fil di sirena.

Il marchio di fabbrica

Il terzo quarto dicevamo. Golden State lo vince 35-14, chiudendolo con un parziale di 19-2 che taglia le gambe all'arcigna Boston vista nei primi 24 minuti e che questa volta non riesce nemmeno lontanamente a rialzarsi nel quarto periodo. Anche in gara 1 infatti i Warriors avevano premuto sull'acceleratore in uscita dal riposo lungo, ma la reazione dei Celtics era stata veemente fino al 120-108 finale. Questa volta invece, alla pioggia di triple targate Curry-Poole (29 e 17 punti) la truppa di Kerr ha fatto seguire una grande intensità difensiva (18 palle perse da Boston in totale e 38 punti nel secondo tempo) che dopo due quarti ricchi di distrazioni ha chiuso ogni linea al ferro per Boston, grazie anche a un monumentale Kevon Looney ancora una volta Re del pitturato, e a una pressione difensiva sul perimetro che ha giovato del rientro di Gary Payton II e del solito sottovalutatissimo lavoro di Andrew Wiggins. Non meraviglia che la partita di Golden State sia girata definitivamente nel terzo parziale: dal 2014 al 2019 (escludendo quindi le due annate interlocutorie giocate rispettivamente senza Steph Curry e Klay Thompson e senza quest'ultimo nella scorsa stagione) la squadra di San Francisco è prima in NBA per net rating nel terzo periodo, con margine impressionante sulla seconda.

La partita dei Celtics: primo tempo stellare, poi…

Boston, sulla falsariga di quanto visto in gara 1, aveva giocato un sontuoso primo tempo, mantenendo altissime percentuali da oltre l'arco trascinata dalla coppia Jaylen Brown-Jayson Tatum, protagonisti tra punti segnati e assist per i compagni di 44 dei 50 complessivi segnati nei primi due quarti, e ben supportati dal solito utilissimo Derrick White. Il secondo tempo però è andato decisamente peggio, con 14 punti segnati nel terzo periodo e un garbate time durato più o meno per tutti i 12 minuti finali, utili per pescare risorse dalla panchina che potrebbero tornare utili nel resto della serie e sperimentare una difesa a zona alla quale probabilmente Ime Udoka sta pensando in vista di gara 3, in Massachusetts. Tatum chiude a 28 punti con 8/19 dal campo, Brown parte con 13 punti nei primi 5 minuti per poi chiudere a 17, e se l'eroe di gara 1 Al Horford chiude ad appena 2 punti con 4 tiri tentati dal campo, vincere diventa davvero un'impresa. L'obiettivo era tornare al TD Garden con almeno una vittoria e in questo la missione dei Celtics può dirsi compiuta: la rinascita di Poole e la ricerca del giusto equilibrio in attacco tra superstar e resto del gruppo (non a caso salito di livello nella peggior serata al tiro di Tatum accompagnata però da 13 assist contro i 3 di stanotte) saranno le due principali preoccupazioni dello staff tecnico, consapevole di avere davanti una serie che si prospetta ancora molto lunga.

Polemica sulla mancata espulsione di Draymond Green

La partita ha vissuto il "solito" momento critico di gestione arbitrale quando nel secondo quarto Draymond Green, al quale era stato già comminato un fallo tecnico, ha scalciato da terra contro Jaylen Brown subito dopo aver commesso un fallo sul tiro.

Rivista anche dagli arbitri, alla fine ha prevalso la scelta di non privare gara 2 di un probabilissimo protagonista nonché leader dei Warriors, non senza polemiche che hanno accompagnato tutto il secondo tempo sui social. Non è peraltro la prima occasione in cui l'eccessiva foga del 23 di Golden State rischia di sfociare in espulsione (cosa alla quale sarebbe andato incontro in caso di ennesimo fallo tecnico). Da gara 3 in poi gli arbitri saranno ancora più sotto pressione per una scelta apparsa "di grazia" per il solo giocatore coinvolto. E con l'animosissimo pubblico di Boston a fare da cornice, si prospetta una vera e propria battaglia ad alta tensione.

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