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Vialli sulla Serie A: “Ci sono persone che stanno morendo, come fai a pensare al calcio?”

In uno stralcio dell’intervista concessa ai tabloid inglesi Gianluca Vialli riflette su quanto sia difficile per gli stessi calciatori restare concentrati sulle “cose di campo” mentre il Paese vive un momento difficile per l’impatto devastante della pandemia. “Ai giocatori non saprei cosa dire né quali consigli dare in questo momento”.
A cura di Maurizio De Santis
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Gianluca Vialli sta bene. Oggi, a 55 anni, dopo aver lottato e vinto contro il tumore, è dirigente accompagnatore della Nazionale. Ha masticato pane e pallone da sempre, il calcio è stato (ed è) più di un mestiere: una ragione di vita che nemmeno la malattia ha potuto smorzare. Ed è anche per questo motivo che, quando il reporter del The Guardian (tabloid inglese) gli chiede quando, se e fino a che punto è giusto che la Serie A riprenda, risponde mescolando sentimento e ragione assieme alla "compassione". Non pietà o pena ma condivisione delle emozioni.

Se fossi ancora un calciatore – ha ammesso Vialli – non so fino a che punto potrei essere concentrato solo sul calcio. È difficile farlo sapendo che le persone stanno ancora morendo.

Il calcio può essere uno strumento per alleggerire la tensione e aiutare le persone a lasciare alle spalle angosce quotidiane e preoccupazioni per il futuro? Argomento davvero scivoloso, difficile da sostenere soprattutto in un momento così delicato per la vita del Paese. Le conseguenze economiche della pandemia da Covid-19 hanno avuto un impatto devastante sul mondo del lavoro, sulla produzione e sulle prospettive di larga parte delle aziende.

Vialli non cede alla retorica e resta nel solco del suo ragionamento. Quel "ai calciatori non saprei cosa dire né quali consigli dare in questo momento" dà l'esatta misura di come sia difficile guardare avanti nonostate tutto.

In momenti di dolore oppure quando stai attraversando una situazione difficile della vita come questa, alcuni psicologi sono convinti che si possa trarre forza anche dal fare quelle cose che ci danno piacere senza sentirci in colpa – ha aggiunto l'ex bomber di Juventus, Sampdoria e Cremonese -. Ecco perché spero che, se davvero il calcio può alleviare certe situazioni, si possa giocare di nuovo.

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