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“Uno dei pochi a denunciare”: Gazzoni Frascara è stato l’anti-Calciopoli

È morto Giuseppe Gazzoni Frascara presidente dell’ultimo “grande” Bologna, passato alla storia come uno dei principali accusatori dello scandalo Calciopoli. Un dossier per evidenziare il marcio del calcio italiano con il doping amministrativo di diversi club per posticipare i pagamenti di debiti verso l’erario e far quadrare i bilanci. Grazie a lui finirono sotto inchiesta anche le partite contro Juventus e Lazio.
A cura di Marco Beltrami
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Il Bologna piange la morte dello storico presidente Giuseppe Gazzoni Frascara. Il suo nome è legato all'ultimo "grande" Bologna, quello capace di contare su campioni del calibro di Baggio e Signori, vincere una Coppa Intertoto e spingersi fino alla semifinale di Coppa Uefa. L'ex dirigente ha lasciato un segno indelebile nel calcio italiano anche per il suo ruolo nelle vicende di Calciopoli. Gazzoni Frascara è stato infatti uno dei principali accusatori, nello scandalo che ha travolto il calcio nel 2006.

Morto Gazzoni Frascara, il presidente dell'ultimo grande Bologna

Quando si parla di Gazzoni Frascara, il pensiero va immediatamente al suo Bologna. L'ex proprietario e presidente (dal 1993 al 2005), prese le redini del club reduce da un fallimento per portarlo nel giro di tre stagioni dalla Serie C alla Serie A. Riuscì ad allestire una squadra rimasta nel cuore dei suoi tifosi, capace di giocare un calcio spumeggiante e ottenere risultati importanti. In maglia rossoblu passarono stelle del calibro di Baggio prima e Signori poi, con il Bologna che si affermò anche in Europa, vincendo una Coppa Intertoto e arrivando fino alla semifinale di Coppa Uefa. Nel 2004-2005 (quando ormai Gazzoni aveva lasciato la presidenza a Renato Cipollini, mantenendo comunque il controllo societario), il suo Bologna retrocesse in B dopo la sconfitta nello spareggio contro il Parma. Dal campo di calcio, però la "partita" si spostò in nei tribunali della giustizia sportiva con Gazzoni Frascara tra i principali accusatori di quello che sarebbe poi diventato lo scandalo Calciopoli.

Gazzoni Frascara, il grande accusatore dello scandalo Calciopoli

Gazzoni Frascara già nei mesi precedenti alla conclusione del campionato, aveva dato il la ad uno studio dei conti dei club di Serie A. L'obiettivo era quello di evidenziare il cosiddetto "doping amministrativo", strumento utilizzato da alcune società per posticipare i pagamenti di debiti verso l'erario e far quadrare i bilanci. Un dossier che divenne di dominio pubblico poi nel finale di stagione, con l'intervento della magistratura e l'inizio dello scandalo che avrebbe travolto il pallone italiano. Stipendi pagati in nero, fideiussioni false, plusvalenze gonfiate, tutto il marcio del calcio italiano venne fuori a poco a poco portando alla penalizzazione di diversi club

Le partite del Bologna contro Juventus e Lazio che finirono sotto inchiesta

Le inchieste coinvolsero ovviamente anche il lato sportivo, con due partite del Bologna, quelle contro Juventus e Lazio che finirono sotto la lente d'ingrandimento alla luce di un sistema scientifico per "penalizzare" i rossoblu. In una delle sue interviste Gazzoni Frascara dichiarò: "Le partite con Juventus e Lazio sono state oggetto di inchiesta – le parole ad Avvenire – Le ammonizioni degli arbitri contro i nostri giocatori diffidati erano mirate a indebolirci e metterci in difficoltà fino a ottenere l' obiettivo prefissato dal "sistema": spedirci in B. Le ultime partite di quel campionato sono state manovrate ad arte. Chi ha lavorato meglio e nell'ombra si è salvato, mentre il mio Bologna che giocava solo sul campo e non su altri tavoli, non ce l' ha fatta".

Il rimpianto di Gazzoni Frascara, nessun risarcimento per Calciopoli

Uno dei più grandi rimpianti di Gazzoni Frascara è stato quello di non aver ottenuto il ripescaggio del suo Bologna, e i 70 milioni richiesti come risarcimento: "Sono uno dei pochi che ha denunciato e l' unico che ha avuto il coraggio di dire che i campionati dal 2004 al 2006 sono stati falsati da un' organizzazione che è stata condannata dalla giustizia sportiva e anche da quella ordinaria – dichiarò ancora l'ex patron emiliano – Ma a me devono ancora risarcire danni pecuniari per circa 70 milioni di euro. È quello che devono alla mia società di famiglia, la Victoria 2000, che ai tempi controllava il Bologna Fc. Anche la Cassazione ha stabilito che quel risarcimento ci spetta in quanto parte lesa.

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