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Ronaldinho paga 1.6 milioni di dollari, esce dal carcere ma resta ai domiciliari

Dopo 32 giorni di detenzione in carcere, Ronaldinho ottiene gli arresti domiciliari. L’ex campione brasiliano ha pagato una cauzione di 1.6 milioni di dollari e ottenuto il trasferimento in un hotel nel centro storico di Asuncion (capitale del Paraguay) dove resterà in custodia. L’ex calciatore di Brasile, Barcellona, Psg e Milan è finito nei guai per essere entrato nel Paese con un passaporto falso.
A cura di Maurizio De Santis
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Ronaldinho ha pagato una cauzione di 1.6 milioni di dollari, lasciato il carcere per restare agli arresti domiciliari almeno fino a quando non arriverà a processo per una torbida vicenda di presunta corruzione e passaporti falsi. Dopo 32 giorni "dinho" è parzialmente libero. È l'ennesimo atto della disavventura giudiziaria nella quale l'ex stella del calcio brasiliano e internazionale è rimasta coinvolta assieme al fratello. Il calciatore è stato trasferito nell'Hotel Palmaroga, nel centro storico della capitale, Asuncion (in Paraguay). Dopo il rigetto di precedenti istanze di scarcerazione (gli inquirenti temevano che avrebbero potuto lasciare il Paese), i pubblici ministeri presenti alla sessione in tribunale hanno accettato le condizioni mostrate dai difensori dell'ex campione carioca: il giudice, Gustavo Amarilla, ha dato il via libera alla detenzione in albergo.

Il trasferimento dalla prigione all'hotel è avvenuto oggi, previo l'accettazione da parte dello stesso Ronaldinho e di suo fratello Assis delle condizioni concordate nel corso dell'udienza. I due brasiliani, accompagnati dai loro avvocati, hanno risposto al magistrato tramite video-conferenza: appuntamento che è stato trattato con ampio risalto dai media brasiliani per la notorietà del personaggio e per l'incredibile capacità di mettersi spesso nei guai (in passato dichiarò perfino di essere sull'orlo della bancarotta – aveva appena 6 euro sul conto – a margine di una controversia fiscale ingarbugliata).

L'ex attaccante del Psg, del Barcellona e del Milan (20 gol segnati in 76 partite con la maglia dei rossoneri dal 2008 al 2011) era stato arrestato nel Paese sudamericano all'inizio di marzo con l'accusa di essere entrato con un passaporto falso. In cella avevano destato scalpore alcuni video che lo vedevano sorridente, abbracciato al compagno di galera, Pablo (dietro le sbarre con l'accusa di aver protetto narco-trafficanti). "Ciao a tutti, sono qui con Pablo. Siamo insieme in cella e stiamo bene", aveva ammesso l'ex calciatore in un video apparso sui social.

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