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Ronaldinho, il periodo di detenzione in prigione può protrarsi fino a sei mesi: ecco perché

A causa dell’emergenza sanitaria, anche il Paraguay è bloccato e la giustizia va a rilento. Così, mentre il periodo di detenzione di Ronaldinho e suo fratello sarebbe scaduto (6 marzo – 6 aprile) l’ex stella brasiliana resta in carcere. Falliti i tentativi di cauzione per tramutare la detenzione in arresti domiciliari, Ronaldinho rischia di vedere il proprio caso essere discusso fra sei mesi.
A cura di Alessio Pediglieri
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Non c'è pace per Ronaldinho, recluso nel carcere in Paraguay, vicino ad Assuncion, dove era stato arrestato per possesso di documenti falsi e poi, per sospetto riciclaggio, insieme a suo fratello. In attesa di giudizio, l'ex fenomeno del calcio brasiliano, è stato arrestato con la pena detentiva di un mese che è già scaduta. Eppure ‘Dinho' non è uscito dal carcere e le richieste dei suoi avvocati difensori, anche dietro laute cauzioni, sono state tutte rifiutate. Perché Presto detto: è colpa dell'emergenza da coronavirus che ha rallentato quasi a fermarla, la giustizia in Paraguay.

Nello scenario attuale di totale emergenza sociale, non vi è alcuna prospettiva a breve termine che Ronaldinho e suo fratello Roberto de Assis possano abbandonare il regime di detenzione preventiva. Una condizione che potrebbe prolungarsi ancora per molto e durare fino a un massimo di sei mesi. La scarcerazione, infatti, sarebbe dovuta avvenire lunedì 6 aprile, trascorsi i 30 giorni dal 6 marzo, quando l'ex Barça e Milan venne fermato in un hotel con un passaporto contraffatto.

Perché la giustizia in Paraguay è a rilento

I guai per Ronaldinho potrebbero dunque, essere solamente all'inizio. Per il brasiliano, il governo del Paraguay non farà eccezioni e lascerà l'ex giocatore e suo fratello dietro le sbarre dovendosi occupare di situazioni ben più gravi ed urgenti, come la pandemia di Covid-19 che ha invaso anche il Sud America. Per questo, Ronaldinho non è stato scarcerato e la sua situazione verrà esaminata nei prossimi mesi.

Cos'è successo dal 6 marzo scorso

Il marzo scorso, in un Hotel in Paraguay Ronaldinho era stato fermato insieme al fratello perché in possesso di un passaporto contraffatto. Reato che viene pagato con il fermo immediato. Passati pochi giorni, mentre la difesa del brasiliano lavorava per un rilascio dietro cauzione, scattava la seconda accusa: sospetto di riciclaggio sfruttando alcune occasioni di beneficenza. Per questo, Ronaldinho è rimasto in prigione e anche il secondo tentativo di cauzione veniva rifiutato dal tribunale paraguayano. Adesso, che sarebbero scaduti i termini detentivi, il coronavirus. Così, Dinho sta pagando a carissimo prezzo e rischia che il suo caso torni in tribunale fra sei mesi.

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