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Lazio, il medico contro il protocollo: “Non metterò in quarantena tutta la squadra per un positivo”

In un’intervista il dottor Ivo Pulcini, il medico sociale della Lazio, si è schierato apertamente contro una norma in particolare del protocollo della Serie A, quella che prevede che in caso di calciatore contagiato finiscano in quarantena tutti i giocatori della rosa e lo staff tecnico: “Mettere in quarantena 50 persone nel caso ci sia un solo contagio è contro il codice deontologico. Mi potrebbero radiare dall’albo dei medici. Farò di tutto per far valere le mie ragioni e non metterò in quarantena un soggetto sano”.
A cura di Alessio Morra
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La ripresa della Serie A sembra più vicina ma ci sono un paio di nodi, grossi, da sciogliere e quello principale riguarda la gestione degli eventuali casi di contagio al Covid-19 dei calciatori. Il Comitato Tecnico Scientifico, a differenza di quanto accade in Germania dove in caso di positività si isola solo il calciatore positivo, vorrebbe mettere in quarantena tutta la squadra del contagiato. Il medico della Lazio pubblicamente si oppone a questa norma e e afferma che in caso di singolo calciatore positivo non manderà in quarantena tutta la squadra.

Le parole del medico sociale della Lazio

Il dottor Ivo Pulcini ha rilasciato un'intervista a Radio Kiss Kiss Napoli in cui ha preso una posizione netta, forte, che in realtà è quella espressa dalla Lega di Serie A che pretende che non finisca in quarantena tutta la squadra e lo staff tecnico e che invece vada isolato solo il calciatore contagiato. Pulcini dice che se un giocatore della Lazio risulterà positivo lui non manderà in quarantena tutta la squadra:

Il Comitato Tecnico Scientifico dovrebbe prendere in considerazione la curva epidemiologica e il momento in essere. Gli atleti, dall’art. 42 del decreto Cura Italia, sono parificati ai lavoratori dipendenti e se contagiati vengono parificati agli infortunati. Come medico ho il diritto e la competenza professionale ad esercitare la mia professione e la mia responsabilità. Se decido io, mi assumo la responsabilità, se decidono loro, si assumono loro la responsabilità. Mettere in quarantena 50 persone nel caso ci sia un solo contagio è contro il codice deontologico. Una persona sana deve essere considerata sana e non malata. Mi potrebbero radiare dall’albo dei medici. Farò di tutto per far valere le mie ragioni e non metterò in quarantena un soggetto sano. Se mi impongono una cosa e io mi assumo le responsabilità, no, non ci sto. Io non vedo nessuna difficoltà. Chi sta bene può giocare tranquillamente come prima del Coronavirus. La curva dei contagi è molto scesa ed un’epidemia stagionale che ha un inizio ed una fine.

Il problema principale del protocollo

Su tanti punti il Comitato Tecnico Scientifico e il mondo del calcio sono riusciti a trovare un accordo, non ci sarebbero stati gli allenamenti se non fosse stato così. Ma nel protocollo per le partite di campionato c'è un problema grosso e che riguarda proprio la regola del protocollo che stabilisce che in caso di nuova positività di un calciatore tutta la squadra debba andare in quarantena per 14 giorni, mentre il calciatore positivo dovrà finire in isolamento.

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