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Cristiano Lucarelli a Fanpage.it: “Il calcio deve ripartire. O si rischia o si muore di fame”

Cristiano Lucarelli, allenatore del Catania, ha parlato in esclusiva a Fanpage.it della situazione del calcio in Italia, tra stop forzato e possibilità di ripartenza: “Il calcio deve ricominciare. Non possiamo pensare di stare immobili per mesi, perché per alcuni giocatori dallo stipendio normale il problema potrebbe essere quello di mettere in tavola un piatto di pasta”.
A cura di Alberto Pucci
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Non ci sono soltanto le stelle della Serie A ad aspettare novità in merito all'eventuale ripartenza del campionato, ma anche tutti quei calciatori che ogni weekend scendono in campo nel torneo cadetto e in Serie C. Lo sa bene Cristiano Lucarelli, che dopo una vita passata sui campi di calcio oggi siede sulla panchina del Catania nel girone C della terza serie. A Fanpage.it il tecnico dei siciliani ha parlato di come la squadra sta affrontando l'emergenza Coronavirus: "È una situazione surreale e assistiamo delle scene che avevamo visto solo nei film o sentito nei racconti della seconda guerra mondiale che ci avevano fatto i nostri nonni. Siamo rimasti stupiti da ciò che è successo".

Avete avuto problemi anche con la società? Si è parlato di stipendi non pagati o saldati con forte ritardo.
"Sapevamo che questa scadenza di marzo poteva essere problematica. C'erano già stati problemi con la scadenza per gli stipendi di novembre e dicembre. Eravamo consapevoli che avrebbero potuto esserci delle difficoltà ed eravamo un po' preparati a questa cosa. Il fatto di non essere a Catania dall'8 di marzo, forse ce la fa vivere in maniera più misurata. Le due scadenze non sono state rispettate e ora in teoria potrebbero esserci anche dei punti di penalizzazione e la cosa mi dispiacerebbe perché sul campo abbiamo fatto tanti sacrifici e da gennaio anche buoni risultati. Questa cosa del togliere punti tra l'altro non mi trova d'accordo. Si penalizza il lavoro della squadra. Dovrebbero dare invece delle sanzioni economiche di pari importo a ciò che non è stato pagato. Se togli punti vai a creare un danno al calcio giocato e agli stessi giocatori che sono già stati penalizzati perché non sono stati pagati".

Sei favorevole al taglio degli ingaggi dei giocatori?
"Sì, per la Serie A sono d'accordo, penso che qualcosa si debba fare. In Serie B e in C diventa più complicato perché gli stipendi sono veramente bassi. Un giocatore di Serie C guadagna 1300 euro al mese, nonostante faccia una vita praticamente uguale ai calciatori di Serie A, si allena tutti i giorni e impegni e obblighi sono gli stessi. I ragazzi che erano rientrati a Catania abbiamo deciso di rimandarli a casa perché non riscuotendo lo stipendio non avevano la possibilità di pagarsi gli affitti. A certi livelli è giusto fare come ha fatto la Juventus e spalmare ciò che non viene pagato ora negli anni successivi, ma in B e in C è impensabile. Molti presidenti ci marciano anche un po' sopra alla crisi. Il campionato di C per la promozione ha già dato tutti i verdetti, per la retrocessione più o meno lo stesso. Qualche presidente che non ha più niente da chiedere al campionato ci specula un po' su questa situazione. Alla gente che guadagna 1300 euro al mese non puoi andargli a chiedere di fare delle rinunce".

La Figc sta facendo di tutto per ripartire. Sei d'accordo?
"Condivido l'idea di Gravina, il calcio deve ricominciare da dove si è fermato, altrimenti avremmo a che fare con altri problemi per il nuovo campionato: ricorsi, controricorsi, ecc. Tutti parlano di di tagliare le squadre, affermano che 100 squadre professionistiche in Italia sono troppe, che ci vuole sostenibilità per il calcio e poi magari qualcuno parla di Serie A a 22 squadre, di Serie B a 25, di tre gironi da 22 in Serie C. Si parla di tagliare le squadre perché non ce la fanno e poi si allargano i campionati. Io non sono a favore né di una cosa né dell'altra, pero mi sembra strano che le stesse persone che fino ad un mese fa dicevano che ci sono troppe squadre, oggi parlano invece di fermare le retrocessioni e di mandare avanti solo le promozioni. Questa cosa mi sembra in controtendenza con quello che si è sentito dire fino ad oggi".

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Avresti paura a tornare in campo dopo l'emergenza Coronavirus?
"Avrei la stessa preoccupazione che ho quando vado a fare la spesa o quando mi muovo per esigenza. Se uno dovesse andar dietro a questa cosa allora il calcio non potrebbe più ripartire. Speriamo si possa trovare da qui a breve un farmaco che risolva questo problema, ma se questo non dovesse accadere in tempi brevi non possiamo pensare di stare immobili per mesi, perché oggi possiamo avere complicazioni per il virus ma se ognuno di noi non lavora e non produce, e mi riferisco a quei calciatori con uno stipendio normale, come facciamo? Bisogna fare una scelta: o si muore di fame o si rischia di morire per l'epidemia. Non possiamo tenere ferma ogni cosa, probabilmente dovremo cambiare i nostri comportamenti, essere più responsabili, avere rispetto del prossimo e aiutare tutti, ma non possiamo pensare di fermarci del tutto perché un domani il problema potrebbe essere quello di mettere in tavola un piatto di pasta".

Hai trovato più difficoltà in campo o in panchina?
"In panchina assolutamente. Quando sei in campo sei da solo, quando sei in panchina come dicono a Coverciano sei un uomo solo al comando. Da allenatore devi riuscire a mettere d'accordo tutti e non è facile, quando perdi sei solo te che perdi, quando vinci vincono tutti. È tutto un altro mestiere e quando ho cominciato a fare l'allenatore mi sono domandato com'è possibile che da calciatore non mi sia mai reso conto delle problematiche di un allenatore. Zenga ha detto una cosa irrealizzabile ma giusta: prima di cominciare a giocare uno dovrebbe fare un anno da allenatore. È ovviamente impossibile, ma rende bene l'idea. Dà tante soddisfazioni, ma fare l'allenatore è un mestieraccio".

A proposito di allenatori, in Serie A chi riuscirà a vincere lo scudetto?
"È impossibile dirlo, perché questo stop ha cambiato tutti i valori. Se prima potevi fare delle previsioni con un senso logico, oggi non le puoi più fare. Quando si riprenderà sarà tutto un punto interrogativo. È uno stop lungo, in un momento nuovo del calcio, dove non hai la possibilità di poterti allenare in modo specifico e dove rischi di tornare a giocare in estate con il caldo. Può succedere di tutto, perché si sono azzerati tutti i valori".

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