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Pantani, il pirata su due ruote (VIDEO)

“L’uomo solo al comando” del ciclismo italiano nacque a Cesena nel ’70. Le sue imprese esaltarono sportivi e appassionati fino al ’99, con l’esclusione dal Giro d’Italia. Allora cominciò la sua parabola discendente. Morì a Rimini nel 2004.
A cura di Maurizio De Santis
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il pirata pantani

Marco Pantani sale alla ribalta nel 1994. Ha 24 anni, da due è professionista, e si presenta alla partenza del Giro d’Italia come un perfetto sconosciuto che sulle Dolomiti s’è già tolto lo sfizio di mettere in riga Casagrande e Belli. E’ un gregario della Carrera Tassoni, la scuderia capitanata dal diablo Claudio Chiappucci, l’unico corridore italiano degli ultimi anni, insieme al re leone Mario Cipollini, a essere riuscito a calzare la maglia gialla al Tour. Alla fine di quell’edizione il pirata s’inerpica sul podio, osannato dal pubblico in tripudio per la forza, la tenacia e il talento d’un campione d’altri tempi. Quelli virati seppia, capaci d’imprese epiche quando la strada s’impenna. Un figlio della pianura Padana che ha nelle gambe la potenza dello scalatore e dà filo da torcere a un mostro sacro come Indurain. In quell’estate avara di successi, contrassegnata dalla sconfitta ai rigori dell’Italia di Sacchi al Mondiale americano, l’adrenalina di Pantani scuote l’immaginario collettivo con i suoi scatti in salita che si fanno beffe di bici affusolate e pedalate calcolate al computer.

L'uomo solo al comando. Non passa lo straniero: il ciclismo tricolore ha finalmente ritrovato il suo uomo solo al comando che spernacchia la grandeur dei francesi sui Campi Elisi, oscura la fama di Argentin, Bugno e Chiappucci, trasforma Chioccioli in una parentesi, Berzin e Rominger in uno scherzo del destino. Nemmeno per il possente Miguel è la vuelta buona. Il pirata è già un mito, la bandana e il cappellino diventano un must per i suoi tifosi. Il luccichio del sudore che imperla la pelata è il segnale della vittoria che spunta all’orizzonte e taglia il traguardo tra la folla. Il dio Mercurio sembra avergli messo le ali ai piedi. Pantani appare indistruttibile. La sua vita, quasi una leggenda. A 16 anni, durante una gara, finisce contro un camion in sosta e resta in coma per un giorno. Poco dopo, in allenamento, sbatte il muso su una macchina ma il ricovero in ospedale e le fratture non lo fermano.

Polvere di stelle. Un periodo esaltante per lo sport e il ciclismo nazionale, che si conclude amaramente e in breve tempo con l’esclusione del pirata dal Giro d’Italia del 1999 per valori ematici sballati e sospetti. La polvere, l’oblio, poi di nuovo le luci dei riflettori: il campione dà il colpo di coda, concede lampi di classe ancora una volta al Tour. E siccome ogni uomo ha un vizio che lo farà cadere, due anni dopo la leggenda si perde nel tunnel: la perquisizione dei Nas cala il sipario, impietoso, su un grande sogno nato nella provincia laboriosa e dissoltosi a Rimini nel 2004.

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