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L’oligarca russo presidente della Federazione di Tiro arriva in Italia: “Se voglio cambio le regole”

Vladimir Lisin è l’uomo più ricco di Russia e amico personale di Putin, ma ciononostante è riuscito finora ad evitare qualsiasi sanzione, sia economica che sportiva: l’oligarca russo è tuttora il presidente della Federazione Internazionale Sport del tiro ed al suo arrivo in Italia per la tappa di Coppa del Mondo si è comportato da padre padrone.
A cura di Paolo Fiorenza
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Oggi a Lonato del Garda è andata in scena la tappa italiana di Coppa del Mondo di tiro a volo: sul lago è stata una giornata un po' movimentata, per l'arrivo nel nostro Paese del presidente della ISSF (Federazione Internazionale Sport del tiro). Non tutti sanno che a capo di tutte le competizioni di tiro a volo e tiro a segno resta tuttora – nonostante l'aggressione della Russia all'Ucraina e le conseguenze anche nel mondo dello sport, con l'esclusione degli atleti e dei funzionari russi da parte di quasi tutte le federazioni internazionali, come "raccomandato" dal CIOil potente oligarca russo Vladimir Lisin.

Il 65enne è secondo Forbes l'uomo più facoltoso di Russia, re dell'acciaio e amico personale di Vladimir Putin: l'oligarca più ricco tra quelli che godono delle grazie del presidente detiene il 79 per cento delle quote del gruppo Nlmk e vende acciaio per un valore di ben 16 miliardi di dollari, di cui gran parte fuori dalla Russia. Lisin, pur essendo una figura di spicco nell'attuale scacchiere socio-economico del suo Paese, è riuscito nella non facile impresa di evitare sanzioni sia di tipo economico da parte del mondo occidentale, Unione Europea in primis, sia sul piano sportivo, mantenendo la presidenza dell'ISSF.

Il presidente dell'ISSF Vladimir Lisin alla premiazione delle Olimpiadi di Tokyo
Il presidente dell'ISSF Vladimir Lisin alla premiazione delle Olimpiadi di Tokyo

Per quanto riguarda il primo aspetto – si pensi ad esempio al ben diverso destino del proprietario del Chelsea Roman Abramovich – Lisin non figura tra gli oligarchi sanzionati dopo lo scoppio della guerra: il suo nome non è nella black list europea, né a suo carico è stato mosso alcun divieto. Il suo arrivo in Italia è dunque perfettamente legittimo, peraltro si muove con un passaporto diplomatico di San Marino di cui è console onorario a Mosca dal 13 maggio 2002.

"Non potevamo impedirgli di venire, non tocca a noi decidere", è il commento che arriva dallo splendido impianto di tiro a volo di Lonato – il Trap Concaverde – che ha ospitato varie edizioni di Europei e Mondiali. Coloro cui toccherebbe decidere sono dunque altri, ovvero i singoli stati, come è stato fatto da molti – Norvegia, Svezia, Stati Uniti e Australia tra gli altri – che hanno dichiarato Lisin "persona non gradita" vietandone l'ingresso. Quanto al secondo aspetto della questione, quello sportivo, l'oligarca resta il presidente della Federazione Internazionale Sport del tiro, senza che alcuno abbia mosso un dito e quindi è assolutamente titolato a presenziare in Italia alla tappa di Coppa del Mondo della specialità. Sono stati in tanti a chiedere che Lisin si dimetta o che il CIO lo rimuova dal suo posto – ieri per ultimo il Ministro dello Sport australiano – ma senza nessun effetto.

Dal canto suo il re dell'acciaio non se ne cura, anzi non solo non ha alcuna intenzione di lasciare la presidenza della sua amata creatura, che ricopre dal 2018, ma già ha fatto sapere che vuole ricandidarsi. Lisin è appassionato di tiro fin da bambino – ha preso in mano un fucile per la prima volta quando aveva 12 anni – ed ora che è al vertice del movimento mondiale intende gestirlo come gestisce tutte le sua attività, ovvero da padre padrone cui nessuno dice mai no. Lo dimostra quanto accaduto oggi a Lonato, che ha lasciato di stucco i presenti. Durante la semifinale della prova di Trap, l'oligarca-presidente ha interrotto la competizione chiedendo che lo speaker non comunicasse al pubblico la classifica ogni cinque piattelli, come peraltro prescrivono le regole. Al rifiuto dei giudici Lisin ha replicato: "Allora le regole le cambio". E ancora: il ricchissimo uomo d'affari russo vorrebbe che i partecipanti alla prova vengano chiamati, anche dai media, "atleti" e non "tiratori". Come si vede, non è esattamente l'atteggiamento di chi ha in mente di dimettersi…

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