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Jacobs accusato di codardia anche dopo il forfait a Rabat, ma questa volta l’insulto è vergognoso

Dopo il forfait nella gara di Rabat Marcell Jacobs è stato nuovamente accusato di codardia: questa volta però l’offesa pubblica rivoltagli dal campione olimpico Verburg supera i limiti della decenza.
A cura di Michele Mazzeo
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Da mesi ormai il mondo dell'atletica è in fibrillazione in attesa della sfida tra il campione olimpico Marcell Jacobs e il più agguerrito rivale, l'americano Fred Kerley, ma anche il testa a testa nella tappa della Diamond League di Rabat in Marocco è saltato a causa del forfait del velocista azzurro che ha accusato dei problemi di sciatalgia che lo hanno costretto a rinviare il suo debutto stagionale outdoor. L'italiano di origine texana è infatti volato a Monaco di Baviera per sottoporsi alle prime cure con il dottor Mueller-Wolfarth.

L'ennesimo forfait di Jacobs a causa di problemi fisici ha fatto piovere sull'atleta azzurro una serie di insulti tra i quali anche uno vergognoso. A rivolgerlo, questa volta, non è stato il suo grande rivale (che più volte in passato lo aveva pungolato con frasi del tipo  "non viene mai" o "non lo considero un reale avversario").  Ad accusare di codardia l'italiano è stato infatti un suo connazionale che può fregiarsi anch'esso del titolo di campione olimpico.

A rivolgere le pesantissime accuse a Marcell Jacobs con un tweet di cattivo gusto è stato infatti il velocista statunitense specialista delle staffette David Verburg. La medaglia d'oro della 4×400 ai Giochi di Rio 2016 appresa la notizia della rinuncia alla partecipazione alla gara di Rabat dell'azzurro ha infatti scritto un post sui propri profili social accusando Jacobs di essere un codardo, ma con una metafora che rasenta i limiti della decenza. "Si tira fuori talmente tanto che suo figlio probabilmente è stato adottato" è difatti il tweet pubblicato da Verburg che, nel tentativo (mal riuscito) di fare del sarcasmo, mette in dubbio la paternità del campione olimpico dei 100m e della staffetta 4×100 di Tokyo 2020. Una vergognosa metafora a sfondo sessuale dunque per far capire come il classe '94, a suo avviso, salti volutamente tutte le gare in cui deve affrontare rivali importanti come Kerley.

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