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Il terrore delle donne afgane, non possono più fare sport: costrette a nascondersi dai talebani

Dopo un anno e mezzo dal ritorno al potere dei talebani in l’Afghanistan, la condizione delle donne è drammatica: tra i tanti divieti che sono stati loro imposti c’è anche quello di fare sport. I miliziani integralisti vanno casa per casa per intimidire e minacciare le ragazze e le loro famiglie: “Da quando sono arrivati ​​i talebani, mi sento come se fossi morta”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Col ritiro delle forze Nato nel 2021, i talebani hanno avuto gioco facile a prendersi in poco tempo Kabul e tutto l'Afghanistan, ristabilendo dopo 20 anni l'emirato islamico (peraltro mai riconosciuto dalla comunità internazionale). Il ritorno al nome precedente all'intervento americano è stato il cappello messo sulla restaurazione di un regime integralista: lo scenario del ritorno all'oscurantismo del passato era quello più temuto soprattutto dalle donne afgane, che si sono ritrovate da un giorno all'altro precipitate in un incubo.

Tra i tanti diritti elementari crudelmente negati c'è anche quello allo sport: se sei una donna in Afghanistan, oggi – nel terzo millennio – devi nasconderti per fare sport, cercando di resistere alle terribili pressioni e minacce dei talebani, che spesso trovano sponda nelle famiglie delle ragazze. Alcune di queste giovani donne, che non vogliono arrendersi al buio di una notte senza fine, sono riuscite a parlare con l'Associated Press, raccontando in maniera disperata come è stata stravolta la loro vita da quando è tornato il regime degli studenti coranici.

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Queste ragazze – che una volta praticavano una varietà di sport – hanno dichiarato di essere state intimidite dai talebani con telefonate e visite a casa, in cui le avvertivano di non praticare i loro sport. Le loro testimonianze sono state rese a condizione di anonimato per paura di dover affrontare ulteriori minacce. Le donne hanno anche posato per un fotografo AP per dei ritratti con le attrezzature degli sport che amavano. Lo hanno fatto nascondendo le loro identità coprendosi completamente il volto e lasciando solo una rete attraverso cui vedere. Normalmente prima non indossavano il burqa, ma hanno detto che ora lo fanno quando escono per rimanere anonime ed evitare molestie.

Noura ha 20 anni e la sua determinazione a fare sport è stata così grande che ha sfidato l'opposizione della sua famiglia per anni. Le percosse della madre e gli scherni dei vicini non l'hanno mai fermata, ma la sua forza di volontà ha trovato adesso un nemico troppo grande: non è possibile per lei sfidare chi governa in maniera così autoritaria il suo Paese. Non solo i talebani hanno vietato tutti gli sport per le donne, ma hanno intimidito in privato coloro che una volta li praticavano. Noura è distrutta: "Non sono più la stessa persona. Da quando sono arrivati ​​i talebani, mi sento come se fossi morta".

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La ragazza ha affrontato resistenze per tutta la vita nel cercare di fare sport. Cresciuta in un quartiere povero di Kabul da genitori emigrati dalla provincia, Noura ha iniziato a giocare a calcio insieme ai ragazzi del posto per strada. Quando aveva nove anni, un allenatore l'ha notata e l'ha incoraggiata ad entrare a far parte di una squadra giovanile femminile. Lo ha nascosto a tutti tranne che a suo padre, ma la sua copertura è stata spazzata via dal suo talento. A 13 anni è stata infatti nominata migliore calciatrice della sua fascia d'età e la sua foto e il suo nome sono stati trasmessi in televisione: "In tutto il mondo, quando una ragazza diventa famosa e la sua foto viene mostrata in TV, è una buona giornata per lei ed è all'apice della felicità. Per me quel giorno è stato molto amaro e l'inizio di giorni peggiori", racconta ora.

Sua madre l'ha picchiata furiosamente, gridando che non le era permesso giocare a calcio. Ha continuato a giocare in segreto ma è stata nuovamente smascherata quando la sua squadra ha vinto un campionato nazionale e la sua foto è stata pubblicata tra le notizie. Ancora una volta sua madre l'ha picchiata. Noura è comunque andata alla cerimonia di premiazione, scoppiando in lacrime sul palco mentre il pubblico applaudiva: "Solo io sapevo che stavo piangendo a causa della solitudine e della vita dura che ho avuto", racconta. Quando sua madre l'ha scoperto, ha dato fuoco al suo completo da calcio e alle sue scarpe.

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Noura allora ha rinunciato al calcio, ma poi si è dedicata alla boxe. Sua madre alla fine ha ceduto, rendendosi conto che non poteva impedirle di fare sport. Il giorno in cui i talebani sono entrati a Kabul, tuttavia, il suo allenatore ha chiamato sua madre e ha detto che Noura doveva andare all'aeroporto per essere portata fuori dal Paese. Ma sua madre non le ha consegnato il messaggio, perché non voleva che se ne andasse. Quando ha saputo del messaggio – troppo tardi ormai per scappare – Noura si è tagliata i polsi ed è stata portata in ospedale: "Il mondo era diventato buio per me". Tre mesi dopo, qualcuno che si è identificato come membro dei talebani ha chiamato la famiglia e l'ha minacciata: "Perché hai fatto sport? Lo sport è vietato". Terrorizzata, la giovane ha lasciato Kabul, camuffandosi con il burqa per recarsi nella città natale della sua famiglia. Alla fine è tornata ma ora vive nella paura: "Anche se la mia vita era difficile, avevo fiducia in me stessa e sapevo che con i miei sforzi avrei potuto fare quello che volevo. Adesso non ho più molte speranze".

Il divieto di praticare sport è solo una delle tante barbare privazioni che le donne hanno dovuto affrontare da quando i talebani si sono ripresi l'Afghanistan nell'agosto 2021: gli integralisti hanno vietato alle ragazze di frequentare la scuola media e superiore, mentre il mese scorso hanno ordinato anche l'espulsione di tutte le donne dalle università. I talebani impongono alle donne di coprirsi i capelli e il viso in pubblico e proibiscono loro di andare nei parchi o nelle palestre. Hanno inoltre pesantemente limitato la loro possibilità di lavorare fuori casa e recentemente hanno vietato alle organizzazioni non governative di assumere donne, una mossa che potrebbe paralizzare il flusso vitale degli aiuti al Paese.

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Anche prima del ritorno al potere dei talebani gli sport femminili erano osteggiati da molti nella società profondamente conservatrice dell'Afghanistan, essendo visti come una violazione del ruolo delle donne nella società. Tuttavia il governo precedente, sostenuto a livello internazionale, aveva varato dei programmi che incoraggiavano club scolastici, leghe e squadre nazionali femminili in molti sport. Oggi le cose sono drammaticamente peggiorate. Un'artista marziale mista di 20 anni ha raccontato che nell'agosto del 2021 stava gareggiando in un torneo femminile locale in un palazzetto dello sport di Kabul. Tra il pubblico e le partecipanti si sparse la voce che i talebani si trovavano ormai alla periferia della città e stavano per prendere la capitale. Tutte le donne fuggirono dalla sala. È stata l'ultima competizione a cui Sarina abbia mai partecipato.

Mesi dopo ha cercato di dare lezioni private di MMA ad altre ragazze. Ma i miliziani talebani hanno fatto irruzione nella palestra dove si stavano allenando e le hanno arrestate tutte. Durante la detenzione le ragazze sono state umiliate e prese in giro, ha raccontato Sarina. Dopo l'intervento degli anziani – il che dà l'idea delle modalità di mediazioni sociali che sono tornate tuttora in auge – le donne sono state rilasciate, ma hanno dovuto promettere di non praticare più sport. Adesso Sarina si esercita ancora a casa e talvolta insegna ai suoi amici più cari: "La vita è diventata molto difficile per me, ma sono una combattente, quindi continuerò a vivere e combattere". Questo è oggi l'Afghanistan, nel 2023.

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