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Anche FIFA e atletica valutano di bandire le atlete transgender: “È per l’integrità dello sport”

Dopo il nuoto anche la FIFA e l’atletica stanno valutando la possibilità di vietare alle atlete transgender di partecipare alle gare. Il presidente della World Athletics è stato netto: “La mia responsabilità è proteggere l’integrità dello sport femminile”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Il nuoto ha dato il via a una vera e propria presa di posizione per impedire agli atleti transgender di prendere parte alle gare d'élite femminili se hanno già attraversato il periodo della pubertà maschile. I motivi sono ovviamente riconducibili ai vantaggi strutturali che si hanno rispetto alle donne dato che i maschi li acquisiscono durante la pubertà e che secondo la dottoressa Sandra Hunter della Marquette University di Milwaukee non si perdono nemmeno con la soppressione ormonale. Una conformazione fisica dunque che darebbe vantaggi enormi: ossa più lunghe, alcuni organi interni (cuore e polmoni) oppure arti (piedi e mani) di dimensioni maggiori.

Subito dopo la decisione del nuoto anche l'atletica ha deciso di percorrere la stessa strada come confermato dal presidente di World Athletics, Sebastian Coe, che ha appoggiato questa decisione. Coe ha fatto sapere che il Consiglio mondiale di atletica leggera riesaminerà le sue politiche sugli atleti transgender e DSD (differenze nello sviluppo del sesso) entro fine dell'anno. “La mia responsabilità è proteggere l'integrità dello sport femminile – ha affermato il presidente della World Athletics – Lo prendiamo molto sul serio e, se ciò significa che dovremo apportare modifiche ai protocolli in futuro, lo faremo".

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Allo stato attuale, non ci sono atleti trans di atletica leggera di livello d'élite, anche se CeCé Telfer è diventata la prima persona transgender a vincere un titolo NCAA nel 2019 nei 400 metri femminili ostacoli. Qualsiasi inasprimento delle regole riguarderà anche gli atleti DSD come la doppia medaglia d'oro olimpica e tre volte mondiale negli 800 metri Caster Semenya, la medaglia d'argento nei 200 metri di Tokyo 2020 Christine Mboma e Francine Niyonsaba, che ha vinto l'ultima finale della Diamond League dei 5.000 metri femminili anno. Ma oltre al nuoto e all'atletica, anche il calcio sembra essere sulla stessa linea.

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"La FIFA sta attualmente rivedendo i suoi regolamenti sull'idoneità di genere" ha affermato un portavoce dell'organo internazionale del calcio che ha fatto anche sapere come stia prendendo in considerazione la possibilità di rivolgersi al parere di esperti medici, legali, scientifici, delle prestazioni e dei diritti umani e anche della posizione del Comitato olimpico internazionale per capire in che modo agire e se effettivamente le atlete transgender possano avere dei vantaggi così notevoli.

"Se alla FIFA venisse chiesto di verificare l'idoneità di un giocatore prima dell'entrata in vigore del nuovo regolamento, ogni caso del genere verrà trattato caso per caso, tenendo conto del chiaro impegno della FIFA a rispettare i diritti umani", ha sottolineato ancora il portavoce della FIFA che comunque dimostra di voler prendere questa decisione con la massima attenzione. L'anno scorso, il CIO ha emesso un "quadro" sulla questione, lasciando le decisioni di ammissibilità ai singoli organismi sportivi, ma aggiungendo che "fino a quando le prove non determinano diversamente, gli atleti non dovrebbero essere considerati come beneficiari di un vantaggio competitivo ingiusto o sproporzionato a causa delle loro variazioni di sesso , aspetto fisico e/o stato transgender".

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