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A seguito del caso abusi nella ginnastica, Emanuela Maccarani si autosospende dalla Giunta Coni

L’ex Direttrice Tecnica della Nazionale italiana di ginnastica ritmica, Emanuela Maccarani si è autosospesa dal ruolo di membro della Giunta del Coni. A confermarlo, il presidente Giovanni Malagò.
A cura di Alessio Pediglieri
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In seguito alle indagini della procura ordinaria e sportiva su presunti maltrattamenti ai danni delle atlete, Emanuela Maccarani, nell'ultimo consiglio federale dalla Federginnastica era stata sospesa dalla carica di Direttrice Tecnica della nazionale italiana di ginnastica ritmica mantenendo il ruolo di allenatrice delle "Farfalle". A distanza di una settimana, il Presidente del Coni Giovanni Malagò ha confermato anche l'autosospensione di Emanuela Maccarani da membro della Giunta nazionale.

La decisione era già nell'aria da tempo ed è stata ufficializzata nel pomeriggio di mercoledì 18 gennaio 2023 direttamente dal Coni: "È stata ratificata l'autosospensione della Maccarani", ha dichiarato il numero uno del Comitato Olimpico Nazionale a margine di un evento sportivo. Si chiude così, simbolicamente il cerchio attorno a Maccarani che nel periodo incriminato, ricopriva il delicato ruolo di direttore tecnico della ginnastica ritmica ed era stata direttamente coinvolta nello scandalo abusi.

Indagata per presunti maltrattamenti nei confronti di alcune sue ex allieve, Maccarani era stata sostituita da Gherardo Tecchi.  "Passo per la cattiva, ma non ho mai offeso alcuna ginnasta" aveva detto in una delle ultime interviste rilasciate sull'argomento. "In queste condizioni come può la Federginnastica non mandarmi via? Io non ci sto a passare per il capro espiatorio. Togliermi il ruolo di Dt e restare allenatrice della nazionale? A quel punto sentiranno la mia risposta".

Lo scandalo sugli abusi nella ginnastica ritmica era iniziato col racconto da parte di diverse atlete del centro federale di ginnastica ritmica dell’Accademia di Desio: abusi, vessazioni, maltrattamenti fisici e psicologici e umiliazioni continue, perpetrati sulle atlete che dovevano ad ogni costo soddisfare i parametri di peso della Nazionale italiana. A seguito delle denunce e delle testimonianze l'Accademia era stata commissariata e si erano aperte indagini da parte delle procure di Brescia e Monza.

Sull'onda di quanto accaduto, la capitana Alessia Maurelli e Martina Centofanti, bronzo a Tokyo 2020, lo scorso 10 gennaio, congiuntamente, hanno pubblicato un post duro e amaro sui social in cui rivendicavano il diritto di non essere più chiamate "farfalle", un soprannome nato giornalisticamente nel 2004, nel quale oramai non avrebbero più potuto rivedersi a causa del "peso insostenibile di un collegamento diretto e ormai mediaticamente inevitabile a violenze e abusi che non rispecchia il nostro stesso ideale di libertà. L'attuale e futura Nazionale di Ginnastica Ritmica – scrivevano qualche giorno fa fa Maurelli e Centofanti – non si riconoscerà mai più con il soprannome Farfalle".

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